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Le patrie degli spagnoli. Spagna democratica e questioni nazionali (1975-2005)
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2007
1 gennaio 2007
416 p.
9788842497950

Voce della critica

Negli ultimi anni la Spagna è stata al centro dell'attenzione degli studiosi e degli ambienti colti e progressisti, in Italia e non solo. Si è guardato al paese iberico con una certa ammirazione: lì resisterebbe un socialismo moderno, laico e pluralista, che altrove appare in crisi. Esiste poi un'interpretazione della situazione spagnola, e catalana in particolare, ancora più impropria. Esponenti leghisti, più o meno informati, pretendono di ricalcare il modello "vincente" della Catalogna. Sia pure in modo diverso, entrambe le visioni propongono delle immagini di comodo di un paese-simbolo, ma in realtà ancora poco conosciuto.
Questo volume offre al lettore attento una dozzina di saggi elaborati nel corso di un'innovativa ricerca triennale coordinata da Alfonso Botti con il sostegno dell'Istituto Salvemini di Torino. Esso aiuta indubbiamente a comprendere meglio i caratteri particolari della Spagna degli ultimi trent'anni, evitando i facili stereotipi e le arbitrarie assimilazioni. Così è possibile saperne di più su aspetti essenziali del "modello spagnolo": dal nuovo protagonismo femminile (Marcella Aglietti) alle radici storiche del federalismo (Guido Levi), dalle politiche scolastiche (Daniela Carpani) a quelle linguistiche (Patrizio Rigobon), dal ruolo dei movimenti ecologisti (Giorgio Grimaldi) ai sindacati (Jorge Torres). Un rilievo speciale è dato al nuovo lessico istituzionale (Marco Cipolloni).
L'articolato saggio di apertura sull'"identità divisa", scritto da Carmelo Adagio e Botti, permette di entrare nel contesto spagnolo di oggi con gli strumenti della storia sociale e culturale. La contemporaneità spagnola ha conosciuto, fino al 1975, lunghi periodi di dominio autoritario e centralista, interrotti solo da brevi parentesi democratiche e rispettose delle autonomie regionali: l'effimera Prima Repubblica del 1873 e la più duratura, ma assai tormentata, Seconda Repubblica del 1931-36.
Se la transizione postfranchista della seconda metà degli anni settanta ha segnato il completamento delle Comunità autonome nel 1983, il tema della "nazione spagnola" è rimasto quasi estraneo all'analisi storica per più di un quindicennio. Secondo Adagio e Botti, ciò è dovuto a due motivi sostanziali. Il primo è il risultato dell'ossessiva propaganda del franchismo centralista, che aveva imposto a una situazione complessa un'uniforme appartenenza españolista, oltre ad aver seppellito, o quasi, le varie identità nazionali e linguistiche. Il secondo è il fatto che alla fine della dittatura gli accesi dibattiti politici e culturali privilegiano temi connessi all'euforia democratica e alle rivendicazioni sociali. Il confronto sulla nazione e sulle nazioni riemergerà con prepotenza nel 1991-92. Nella penisola iberica, più ancora che in altre parti dell'Europa, gli sconvolgimenti fatali dell'Urss e della Jugoslavia ripropongono infatti bruscamente il problema dell'equilibrio fra centro e periferia.
Sul piano dell'"identità vissuta", il libro riporta ampiamente i risultati di varie indagini sociologiche che confermerebbero un dato sorprendente: nei primi anni novanta il principale riconoscimento identitario riguarda il proprio villaggio o città (la patria chica), indicato come prioritario da quasi la metà degli interpellati. Solo poco più di un quarto del campione si rispecchia in primis nella Spagna, mentre una sesta parte privilegia l'identità regionale. Logicamente il dato complessivo va articolato per regione, tenendo conto delle specificità di Catalogna, Paesi baschi e Galizia. In questi tre territori periferici si riconoscono, anche istituzionalmente, i fattori differenziali più marcati. Oltre a ciò, risultano più ampi gli interventi delle rispettive Comunità autonome: dal bilinguismo alla fiscalità, dal diritto civile alle forze regionali di polizia.
Molte analisi degli anni novanta, ricorda il volume, si basano sul rifiuto di consolidate visioni semplicistiche diffuse anche in Italia: quella dicotomica (le "due Spagne" in lotta perenne tra di loro), l'anomala (España es diferente, tipico slogan franchista) e la fallimentare (centrata sul fracaso economico e culturale). Tali filoni analitici si iscrivono peraltro nella rifondazione di una storiografia meno dedita allo studio di fratture culturali e lacerazioni politiche e piuttosto orientata verso l'affermazione di una pretesa "normalità" spagnola, magari condita con un ottimismo un po' di maniera.
In sintesi, questo testo ricco e variegato, purtroppo costellato da non pochi errori di stampa, risulta uno strumento utile per ripercorrere, con l'ottica delle politiche regionali, la recente evoluzione democratica della Spagna. Vi appare un paese solido pur se frastagliato, in forte progresso, orientato verso l'integrazione europea, ma ancora alle prese con una memoria notevolmente divisa. In fin dei conti è presentata una società stabile per quanto attraversata da acuti conflitti, sia sul piano del territorio che su quello della modernizzazione civile e culturale. Claudio Venza

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La recensione di IBS

I contributi raccolti in questo volume convergono sul tema della nazionalizzazione degli spagnoli dalla morte di Franco fino all'avvento al governo di Rodríguez Zapatero. Il volume presenta i risultati di una ricerca tesa a sondare i retaggi del centralismo franchista, gli effetti del decentramento politico-amministrativo varato dalla Costituzione del 1978 e dell'evoluzione dei vari nazionalismi sui sentimenti identitari e di appartenenza dei cittadini del paese iberico. Dal nuovo protagonismo delle donne al lessico delle istituzioni, dal dibattito sul federalismo ad alcuni aspetti della politica scolastica, dalla politica estera alle politiche linguistiche, passando per il movimento sindacale, quello ecologista, le politiche urbanistiche, l'uso pubblico del pensiero di Ortega y Gasset e le feste nazionali, il volume offre una serie di affondi che rappresentano un primo tentativo di storicizzare e periodizzare il processo attraverso il quale la democrazia spagnola ha cercato di fare gli spagnoli.

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