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Un libro bello ed interessante, testimonianza della vivacità ed onestà intellettuale di un grande italiano. Una voce critica nei confronti di ogni forma di potere finalizzata a non creare stabilità e serenità del confronto sociale. Don Sturzo avversava in maniera feroce il comunismo cosi come ogni istanza politica finalizzata a strizzare l'occhio a tutto ciò che stava a sinistra. Quindi il socialismo di Nenni e di Saragat, l'attenzione della nascente Sinistra DC nei confronti di quelle istanze politiche che avrebbero poi definito la stagione dei primi governi di Centro Sinistra negli anni sessanta. Nella critica ad ogni forma di statalismo c'è l'argomento forte della centralità dell'imprenditorialità privata come elemento di vitalità all'interno della società: consapevolezza certo maturata dall'esperienza dell'esilio in America ed in Gran Bretagna. Non ho pienamente condiviso l'avversione verso la grande impresa in un momento particolare dell'Italia, quello della ricostruzione, dove l'assenza di capitali e di un capitalismo diffuso doveva essere sopperita sia dall'intervento americano sia dall'intervento statale. Ma certo è condivisibile poi la preoccupazione di Don Sturzo del fatto che la nascita di grosse burocrazie imprenditoriali legate allo Stato, abbiamo poi di fatto favorito nel tempo la nascita di gruppi di potere che spesso hanno agito contro le necessità e le logiche del mercato. Gruppi di potere in economia favoriti da gruppi di potere in politica che hanno avuto il loro forte riferimento e garante nella Democrazia Cristiana, fino a Tangentopoli. In questo modo si è diffusa nei decenni successivi una perversa connivenza fra economia e politica ai danni del mercato e dei consumatori, determinando la diffusione di una cultura economica dell'immobilismo, mai del tutto sradicata. Un testo appassionato, testimonianza storica delle posizioni di uno dei padri della patria sui temi della libertà, della democrazia rappresentativa, dell'Europa, del Mezzogiorno.
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