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La scrittrice napoletana che racconta la storia, narra di se stessa nella Napoli delle case editrici, della spietata competizione, delle frustrazioni dovute ai pochi soldi e alle diffcoltà di riuscire a farsi pubblicare. Ecco allora che per arrotondare i magri proventi essa accetta di scrivere la biografia di Madame de la Vallière, favorita di Luigi XIV nella Versailles di fine 600.Una donna si specchia dunque nell'altra.Ambedue amano e soffrono per uomini, un medico napoletano narciso e sfuggente, e il re di Francia, il creatore dell'assolutismo in Europa, che procurano alle donne che li amano dolore, solitudine, angoscia, malattia: il risultato sarà la fuga da mondi troppo dolorosi e laceranti: la scrittrice si rifugia in India, al servizio degli ultimi, mentre Luisa la Vallière abbandona la corte di Francia per il Carmelo, dove vivrà in serena solitudine ma piena di ricchezza interiore. I due romanzi contenuti nel libro si servono di registri linguistici diversi, un parlato quotidiano ed uno stile colloquiale si alternano ad una lingua raffinata e preziosa, ma il senso di abbandono e di sofferenza delle due donne, così apparentemente distanti nel tempo, sembra quasi identico. Un romanzo sul dolore dell'amore, sulla sofferenza dell'abbandono che riesce a colpire al cuore i lettori più attenti a cogliere nelle pieghe di molte pagine una grande sensibilità dell'autrice.
Recensioni
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L'ultimo romanzo della scrittrice napoletana Miranda Miranda è quello che si dice un bell'esperimento narrativo: consta infatti di due diversi piani temporali che si intersecano. In breve, la storia narra di una intellettuale napoletana che ha scelto la scrittura come ragione di vita, vivendo nel contempo una relazione sconclusionata con Richard, un medico del Vomero, che lei ama venendone riamata, senza che questo rapporto esca da un vissuto occasionale, e tuttavia periodico nella sua precarietà. C'è in questa storia dolcezza e tenerezza da parte dell'uomo, il quale però non riesce a lasciarsi andare, come invece accade alla donna, che si abbandona alla storia, aprendo il fianco al male che è solito scaturire da una vicenda vissuta senza freni inibitori. Nel contempo, la protagonista cerca di pubblicare un suo romanzo presso una casa editrice, riuscendo nel suo intento, dopo avere firmato un contratto capestro che la lega all'editore quasi nummo uno. Come fa a vivere la donna? Scrive biografie-romanzi d'appendice su personaggi famosi per la casa editrice Ares, che hanno più mercato nella logica di una dozzinale serialità, anche se sono curati nelle ambientazioni storiche e nelle ricostruzioni. In uno di questi lavori si identifica nel personaggio narrato, Madame Louise de La Valliére, favorita di Luigi XIV, che viene quindi a scandire il suo vissuto, con gli avvenimenti alla corte di Versailles della seconda metà del Seicento.
Il filo conduttore di quest'esperimento narrativo è il tema delle acque: il romanzo, non a caso, si apre e si chiude con lo sgocciolio di piogge primaverili e autunnali. In realtà, Per diverse acque è un libro sulla passione amorosa e sull'acquosità di questa condizione dell'anima, che nell'abbandono permette la piena accettazione. Ma Miranda fa anche di più: gioca con i due piani temporali (il contemporaneo e dal 1640 in poi), affiancandoli in contrappunti da didascalia di libretto d'opera lirica. La docente napoletana e Madame de Valliére vivono quindi i loro segmenti ritmico-esistenziali di una storia d'amore, che l'autrice identifica in partizioni quasi musicali, Malanimo-Malanimo 1664, Malincuore-Malincuore 1671, Malanno-Malanno 1674, Malora-Malora 1674, il tutto inglobato da un prologo e da un epilogo. Queste partizioni altro non sono che gli stati d'animo che accompagnano le amanti parallele alla conclusione della loro storia d'amore perché, come dice la favorita del re Sole oramai ridotta allo stato monacale, "ogni fine, ogni termine che la vita ci impone o che noi scegliamo, il che è quasi lo stesso, può essere una risurrezione. Dal tessuto colpito nuove particole germinano per farci sopravvivere e ci portano lontano, come su un ramo spezzato i nuovi germogli nascono in luoghi inusitati ed i loro fiori spuntano, più di quelli che li hanno preceduti, verso la terra o il cielo. Ed è questa in fondo, la grande fatica di tutti gli umani, quella di trovarsi a solcare sempre nuovi fiumi dell'esistenza, andare per diverse acque, cercandone di nuove e di fresche. (
) Ma quando un nuovo orizzonte di acque si apre, inesplorato e vivo, da percorrere con il cuore in gola e con il ricordo di quello che è stato, la presenza del grande dolore si dislava e piano piano viene portato, da lente onde, alle nostre spalle (vedi pag. 165 del manoscritto)".
La lingua è classica, ma di un barocco illuminato dal sole di una cura che anche nelle descrizioni più erudite di monumenti, piante, costumi, cibi tradizionali lascia al lettore un gradevole profumo naturale, "come di buganvillea che arriva dal mare". Per diverse acque è poi quello che si dice un'opera non artificiale e di qualità letteraria e documentaria, che potrebbe incontrare il grande pubblico. Il romanzo si conclude infatti con un'abluzione dei protagonisti presso il Gange, quel fiume cantato da Basile ("non fu cossì presto l'autra matina sciuto lo sole a sciaurarese per l'umeto pigliato a lo schiumo dell'Innia"), dove Miranda ha bagnato i panni della sua storia alla ricerca di un liquido responso per la malattia dell'amore che stringe come un sari nuziale. Vincenzo Aiello
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