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«Guida per la comprensione di quei vocaboli difficili, strani o curiosi e di quelle situazioni tipiche che si trovano nel melodramma» (Nino Insinga).
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'idea di base è carina e divertente; data la vastità dell'argomento , poi, l'autore poteva sbizzarrirsi e tirar fuori un'opera originale e stimolante. Invece, a parte la "voce"dedicata ai difetti di pronuncia di alcuni cantanti( veramente spassosa), il resto del libriccino lascia perplessi, non decolla; perchè, ad esempio, dedicare un capitolo all'ambientazione ed agli scenari nell'Opera, sapendo benissimo che sarebbe stato parziale, data la vastità dell'argomento? Magari perchè l'autore ha scovato qualche esempio divertente o bizzarro? Nemmeno quello, purtoppo.Le altre voci restano anonime, se non addirittura pedanti in certi casi....Insomma, come buttare a mare un ottimo spunto iniziale. Ben altra arguzia e piacevolezza dà la lettura del"Vademecum del pianista da camera" di Bruno Canino.
Recensioni
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scheda di Rizzuti, A., L'Indice 1996, n. 7
Il titolo fa pensare a una canzone di Battiato, ma niente paura. Accollatosi l'onere di dissipare la nebbia che sale agli occhi di chi prova a leggere un libretto d'opera (contenitore di testi in cui le campane sono spesso "sacri bronzi", e dove ci sono più "alme" che nomi di donna), Insinga stipa le sue gradevoli spigolature lessicografiche in duecento pagine argute. Il libro si articola in capitoletti brevi, in sequenza alfabetica da "Abbigliamento" a "Vergine". Non è necessario disporre di una biblioteca musicale per apprezzare il lavoro di Insinga: gli esempi sono ben circostanziati, basta un minimo di disponibilità a far mente locale. Negli anni sessanta un articolo di Dallapiccola aveva scatenato un dibattito aspro tra i sostenitori della natura intimamente surreale del melodramma e gli assertori del suo contraddittorio realismo. Chissà quali saranno le reazioni a questo libricino. Potrebbe verificarsi un risveglio d'interesse per Boito, il mattatore indiscusso dell'indice delle citazioni grazie alle stramberie dispensate in Gioconda (libretto prudentemente firmato con lo pseudonimo anagrammato Tobia Gorrio), "Otello e Falstaff". Oppure una nuova fioritura di studi sui libretti del Seicento, che Insinga tralascia di considerare. Staremo a vedere. Per ora godiamoci lo zigzagare anarchico di questa ricerca, da cui anche chi di musica sa poco può imparare il modo di divertirsi con un paio di dizionari. Non per pignoleria ma rimpiangendo il mancato volo di fantasia di Insinga nel caso specifico segnalo l'errorino di p. 137: la protagonista femminile della Serva padrona non si chiama Despina (personaggio di "Così fan tutte"), ma Serpina. Il rimbrotto: due occorrenze ravvicinate (pp. 135 e 143) di "negretta" per Aida danno sui nervi. Cosa c'è da temere per Selika, l'"Africana" dell'ebreo Meyerbeer? Anche se stanno nei dizionari, alcune parole è bene che non ne escano mai.
«A tutti sarà capitato, ascoltando un'opera lirica o leggendo le parole di un libretto, di arricciare il naso in presenza di un termine incomprensibile, perché magari oggi completamente in disuso, oppure strano o semplicemente curioso. Cosa sono ad esempio i 'palischermi' che salvano Otello, facilitandogli lo sbarco a Cipro? E le 'egre soglie' di Violetta nella Traviata? E le 'foreste imbalsamate' dell'Aida? è chiaro che se l'impatto con questi termini può sconcertare alcuni, su altri avrà l'effetto deleterio di allontanarli per sempre da questa straordinaria creazione musicale che è l'opera. Pertanto, l'idea che sta alla base del mio lavoro è questa: offrire una comoda guida per la comprensione di quei vocaboli difficili, strani o curiosi e di quelle situazioni tipiche che si trovano nel Melodramma». Nino Insinga
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