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Il libro di Lill offre un'interpretazione sull'evoluzione politica della Chiesa cattolica negli ultimi due secoli.L'autore,pur parteggiando per i progressisti,si mostra imparziale e dà giudizi poco scontati sui papi:ad esempio,su Pio XII,pur riconoscendone l'assolutismo intransigente,respinge con fermezza l'accusa che fosse stato connivente del nazismo sull'Olocausto.Oppure su Giovanni Paolo I(spesso etichettato dai media come un papa progressista),Lill si mostra cauto e sottolinea le difficoltà che avrebbe incontrato papa Luciani,abituato a dirigere piccole comunità di fedeli,nella direzione della Chiesa cattolica.La tesi da cui parte Lill,e che è già stata espressa da altri storici(Angelo Mellone, Giuseppe Alberigo),è che la Chiesa di Wojtyla e di Ratzinger si sia allontanata dal Concilio Vaticano II,assumendo atteggiamenti autoritari e romanocentrici all'interno della Chiesa e, contemporaneamente,mostrandosi aperta e dialogante all'esterno.L'autore fa risalire quest'atteggiamento autoritario all'ultramontanismo,dottrina seicentesca che proclamava il primato del papa sulle Chiese nazionali.Per eterogenesi dei fini,Napoleone,sopprimendo i vecchi Stati,compresi i loro episcopati,contribuì indirettamente all'affermazione dell'ultramontanismo,che fu portato avanti con forza da Gregorio XVI e da Pio IX,raggiungendo il culmine nella proclamazione dell'infallibilità papale al Concilio Vaticano I.I successori di Pio IX,facendo i conti con la fine del potere temporale,si alternarono tra papi di orientamento diplomatico-politico(Leone XIII,Benedetto XV,Pio XI,Pio XII,Paolo VI)e papi di orientamento pastorale(Pio X,Giovanni XXIII, Giovanni Paolo I).Gli ultimi due papi hanno mostrato una profonda chiusura nei confronti di una visione sinodale e democratica della Chiesa,impostando i due pontificati in maniera conservatrice.Solo una cosa mi ha lasciato perplesso del libro,cioè l'uso eccessivo di punti esclamativi,che danno l'impressione che Lill sia un po' naif.
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