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L’autore, ha voluto riproporre al pubblico, traducendo in italiano, un testo pressocché totalmente dimenticato. Si tratta di quella Promenade à Mergellina, Pausilype et aux fouilles de Coroglio, data alle stampe nel 1842 dal marchese Luigi Lancellotti che, nonostante le favorevoli recensioni avute al suo tempo, era stata quasi immediatamente oscurata dal lavoro di Francesco Alvino (1845) e poi, per le antichità, da quella del Gunther (che lo riutilizzò largamente) fino a sparire alla bibliografia anche dei più documentati scrittori moderni di cose posillipine (ma non da Campanien del grande J. Beloch!).
Eppure, nonostante l’autore non fosse un tecnico (un Frugoni, si autodefinisce) e non avesse ambizioni scientifiche (suo intento dichiarato è ‘condurre il curioso ‘, forestiero, visto l’uso del francese), si era trattata di un’opera tutt’altro priva di pregi, soprattutto per la precisa cartografia che torna tuttora utile per puntualizzare questo o quell’altro aspetto dei luoghi. L’opera ha inoltre spesso il pregio del documento di prima mano. L’autore sembra infatti sia particolarmente vicino al protagonista non dichiarato del libro, Ambrogio Mendia, l’ingegnere che negli anni ’40 ebbe a scoprire la grotta di Seiano e che convinse il re a intraprenderne lo scavo, sia ai fratelli Giuseppe Maria e Giovanni Vincenzo, due giovani antiquari e numismatici napoletani (fecero poi parte della Commissione che dopo i moti del 1848 fu incaricata dal Governo costituzionale di promuovere una Riforma del Museo Borbonico) che insieme ad Angelo Trojano Giampietri si erano dedicati allo studio delle imponenti rovine sul promontorio tra la Gaiola e la cala di Trantaremi che la strada di Coroglio metteva ora a portata di mano. Tra l’altro, dalle pur poche pagine che il Lancellotti riprende dalle note dei Fusco e Giampietri, è possibile farsi un’idea più precisa delle modalità di quel primo grosso scavo e, soprattutto, dei restauri che, proprio sul disegno ricostruttivo dei Fusco, diedero la forma attuale all’edificio del Teatro.
Ma, come dicevamo, è soprattutto Mendia l’eroe del luogo, ed alla sua impresa di ingegneria e di archeologia Lancellotti aveva dedicato, tra i primi, una notizia a stampa (Cenno artistico-letterario sulla nuova strada di Coroglio e sullo scavo della Grotta di Sejano, del 1840) che Iuliano ha voluto riproporre in coda alla Promenade , per completezza.
Spigolature erudite a parte, chiudiamo questa pagine con negli occhi le immagini di luoghi bellissimi, evocanti momenti e personaggi irripetibili della storia napoletana, e con l’auspicio di veder restituito ai Napoletani, come già la grotta di Sejano, tutto il promontorio ‘dove si placano gli affanni’.
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