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I promessi sposi - Alessandro Manzoni - copertina
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I promessi sposi - Alessandro Manzoni - copertina
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Descrizione


"I Promessi sposi", il romanzo italiano per eccellenza, viene proposto qui nell'edizione curata da Enrico Ghidetti, professore ordinario di letteratura italiana alla "Sapienza" di Roma ed in seguito all'Università di Firenze. Il testo di Manzoni è preceduto da un testo introduttivo di Ghidetti intitolato "Progetto, storia e destino di un libro per tutti".
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Dettagli

2003
Tascabile
XL-688 p.
9788807821622

Valutazioni e recensioni

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enzo
Recensioni: 5/5

ne rileggo dei passi di tanto in tanto e lo trovo magnifico!!! secondo solo alla divina commedia, ma quella è per l'appunto divina... peccato aver fatto una scuola tecnica dove le ore di lettteratura erano pochine... per erin: renzo e lucia si amano e Manzoni non se ne è accorto??? perdonami ma mi sa che non hai capito nulla della vicenda... rileggilo!!!

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albert
Recensioni: 5/5

Manzoni – si sa – è stato fatto odiare a tanti studenti dalla scuola. Qualche anno fa mi ero stupito nel sentire una signora che mi raccontava che ancora negli anni ’60 (e non negli anni ’20), un professore al liceo pretendeva che gli studenti imparassero a memoria brani interi dei Promessi Sposi (?). A che pro lo sapeva solo lui. Quindi, se avete in ballo interrogazioni, esami di maturità, ecc., lasciate perdere l’idea di gustarvi e apprezzare un capolavoro come i Promessi Sposi, non è quello il momento. Come ha notato già qualche lettore che è intervenuto, il momento buono è quando uno, dopo qualche anno dalla fine della scuola e senza alcun obbligo, riprende in mano il romanzo e se lo legge in pace come e quando preferisce, un capitolo alla volta, o magari cercando da solo i brani più belli. E solo allora comincia ad apprezzare la straordinaria vitalità di questo romanzo, antico e al tempo stesso modernissimo e capace di insegnarci cos’è la vera arte letteraria anche solo in alcune espressioni sintetiche e giustamente rimaste immortali: “La sventurata rispose”, “il vaso di terra cotta in mezzo ai vasi di ferro”, don Rodrigo che scopre di essere appestato scorgendo con un’occhiata paurosa “un sozzo bubbone d’un livido paonazzo”, il matrimonio che “non s’ha da fare”, don Abbondio che vuole giustificare la sua viltà davanti al cardinale con la celebre frase: “…il coraggio uno non se lo può dare”, ecc., ecc. Insomma, I Promessi Sposi sono una miniera di grande letteratura, il primo grande romanzo storico in lingua italiana, che solo la pedanteria di alcuni docenti ha reso indigeribile (o addirittura immangiabile) a buona parte degli studenti. Senza considerare il grande humor da cui è pervaso: i capponi che si beccano, i monatti che derubano don Rodrigo e lo rimproverano perchè osa lamentarsi con loro che fanno del bene (!?!), don Abbondio e la Perpetua che tornano e scoprono la casa devastata e colma di deiezioni olezzanti dei lanzichenecchi, ecc. Buona lettura, o buona ri-lettura

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Daniele
Recensioni: 2/5

Luglio. Estate. Finiti gli esami mi ritrovo al solito a fissare la libreira. Dostoevskij occhieggia malefico seguito dal suo stuolo di sosia, sognatori, assassini e schizofrenici. Tolstoj e Pasternak raccontano da osservatori attenti, ma un po' sognatori, il grande fiume della vita. Napoleone, Nicola I, Lenin, intersecano e a volte sconvolgono la vita della famiglia Rostov, di Anna Karenina, del dottor Zhivago. Ignoro il canto di tali sirene e rivolgo il mio sguardo sulla letteratura italiana. Da quanto tempo non leggo niente di nazionale. Un librone nero cattura la mia attenzione; porta solo una scritta bianca: "I promessi sposi di A. Manzoni". Fin dalle prime pagine, mi sono chiesto : cosa sto leggendo? A cosa mira l'autore? Il libro non mi è piaciuto. Trama incerta interrotta da pesanti divagazioni, a tratti grottesche e imbarazzanti, sulla Divina Provvidenza; personaggi che piuttosto che veri caratteri sembrano steriotipi costruiti in funzione del messaggio cattolico dell'autore. Un libro, a mio modestissimo parere, concepito male e costruito peggio. La trama non decolla mai e una grigia velatura avvolge tutto, facendo sprofondare la narrazione in un caleidoscopio di grige immagini. Paragonato agli autori citati all'inizio credo che Manzoni sia quasi imbarazzante. Trovo che la redenzione di Raskol'nikov, trasmetta un messaggio cristiano di speranza che ammalia e lascia sbigottita la conversione dell'Innominato. La povera prostituta Sonja, che riuscirà col suo amore a riscattarsi e a far riscattare l'omicida di Delitto e Castigo, non ha niente a che vedere con la povera Lucia; una semplice sciauqetta la quale piuttosto che combattere contro il male, si affida in tutto e per tutto alla Divina Provvidenza (che ovviamente la ripaga). La "Leggenda del Grande Inquisitore", nei Fratelli Karamazov, credo sia più profonda di tutte le rifelssione cattoliche del Manzoni. Insomma, 2/5 solo perché lo stile e l'ambientazione storica, salvano questo romanzo da un fallimento totale.

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Alessandro Manzoni

1785, Milano

Sua madre Giulia Beccaria, figlia di Cesare, il famoso giurista e filosofo, aveva sposato controvoglia Pietro Manzoni, ricco possidente del lecchese, assai più anziano di lei; Alessandro nacque dopo due anni e mezzo di matrimonio, e probabilmente fu il frutto di una relazione adulterina con il più giovane dei fratelli Verri, Giovanni. Il matrimonio ebbe breve durata e nel 1795 Giulia andò a convivere con il conte Carlo Imbonati, con il quale si stabilì a Parigi. Intanto Alessandro riceveva la sua prima educazione nei collegi dei padri somaschi, a Merate, fino al 1796 e poi, fino al 1798, a Lugano; si trasferì quindi a Milano nel collegio dei Nobili, retto dai barnabiti e vi stette fino al 1801. Ebbe allora contatti con gli esuli politici e approfondì...

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