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Premetto che seguo l'evoluzione artistica di Claudio Baglioni dal 1975, quando rimasi letteralmente folgorata dall'ascolto di Poster. A tratti questo libro mi ha annoiata non poco, specie quando cadeva nell'agiografia e/o quando cominciava ad essere un po' eccessivo (ma del resto la casa editrice è Ancora, specializzata in testi di argomento religioso ...) nel pigiare il tasto della continua ricerca di Dio e della spiritualità, un tema che francamente a mio avviso è - a parte Qui Dio non c'è (1990), ed a parte Gesù caro fratello (1977), il cui testo è peraltro di Oremus - non proprio presentissimo nell'opera altamente descrittivo-pittorica del Baglioni anni '70 e '80, così come in quella ampiamente autorefrenziale, quasi auto-psicanalitica, del Baglioni anni '90... Decisamente Pedrinelli l'ho apprezzato ben più come autore dei due bei booklets dei DVD anni '60 e '70 su Giorgio Gaber, nei quali egli fu supportato ampiamente - peraltro - dal ricchissimo materiale messogli a disposizione dalla Fondazione omonima, con la quale da tempo collabora. Anzitutto questo libro contiene non poche inesattezze (non è affatto vero, ad esempio - diversamente da quanto si legge a pag. 117 - che Baglioni sia stato il primo artista di musica leggera ad esibirsi nell'emiciclo del Parlamento Europeo: il primo fu nell'aprile 2006 - contro le mine antiuomo - il cantautore colombiano Juanes, proprio quello del tormentone "La camisa negra"). Ma, si sa, lo slancio agiografico a volte può giocare qualche scherzo. In secondo luogo il libro contiene - in più di una occasione - opinioni ed illazioni personali dell'autore offerteci come se fossero dati assodati ... davvero, alcuni "a mio avviso" o "ho sentito dire che ... ma non ne ho le prove" in più non guasterebbero. Un esempio: le pagg. 151-152 ove si parla del disco "Il Vento Matteo", pubblicato nel 1993 da Paola Massari, moglie separata di Baglioni, buttando lì illazioni totalmente prive di riscontro (ed in effetti non rispondenti al vero)sulla genesi dei relativi testi.
un libro che non puoi leggere tutto d'un fiato per comprenderlo appieno,e come tutto ciò che riguarda Clà,devi assaporarlo e scoprirlo poco per volta,cercando, di leggere tra le righe e di capire l'intenzione dell'autore che nn è quella di fare una celebrazione osannante di CB,per quanto a mio parere Clà è un fenomeno e come tale, da analizare e da celebrare.L'autore,prova,riuscendo anche bene nell'intento,a varcare i confini pregiudizievoli di certuni che mirano ed aspirano a fare di clà un fenomeno da baraccone,per quel suo eccessivo esporsi degli ultimi anni.Chi non conosce clà o semplicemente nn lo accetta,nn può capirlo,ma si sente in diritto di contrastarlo e giudicarlo.Sin dai suoi esordi,egli ha suscitato polemiche,inizialmente la sua smisurata timidezza che lo portava a cantare storie ritenute troppo sdolcinate e adolescenziali,gliè valsa l'etichetta di cantautore poco impegnato,tant'è che CB ha sempre voluto autodefinirsi cantastorie,proprio per distaccarsi dall'opinione comune di allora sul messaggiomche la canzone doveva dare;per CB,la canzone nn è uno slogan politico o sociale,uno schierarsi da una parte piuttosto che da un'altra;Clà ha sempre cantato ciò che ha sentito di dover cantare,interrogando sempre la sua coscienza di uomo,dinanzi agli accadimenti della vita personali e nn.Ho dato una lettura generale al libro e l'ho ripreso per analizzarlo cap per capitolo dunque la mia recensione nn è completa,perchè sarebbe troppo lunga, Clà è materia troppo complessa per farne un giudizio ridotto a poche righe;vado per ordine e vi parlo dell'ultimo pgf del 1° cap:queste poche pagine bastano a far capire chi è CB:un uomo che ha saputo guardare oltre il suo naso"naso di falco"perchè pur nn avendo del falco le ali mai gli venne naso e gambe a guadagnar un ramo sospeso!Questa frase ricorda a grandi linee l'inizio di un grande rom.zo e mi piace accostarla all'inizio di quel grande romanzo che è la vita di Clà.Un ramo sospeso dà l'idea della fragilità,................continua
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