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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
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Finalista al Premio Strega 2018 - Vincitore del Premio Strega Giovani 2018 - Finalista Premio Letterario nazionale Chianti 32ma edizione.
Una vicenda di disperazione e coraggio realmente accaduta, ma completamente reinventata, che attraverso il filtro delle misteriose pieghe dell’anima ci riporta a un tragico recente passato.
«Questa sera è giù domani è un libro che tocca molte corde della nostra esistenza, con risonanze importanti rispetto a quanto sta succedendo ai nostri giorni.» - Dacia Maraini
Nel 1938 si riuniscono 32 Paesi per affrontare il problema degli ebrei in fuga da Germania e Austria. Molte belle parole ma in pratica nessuno li vuole. Una sorprendente analogia con il dramma dei rifugiati ai nostri giorni. Nello stesso anno 1938 vengono promulgate in Italia le infami Leggi Razziali. Come e con quali spinte interiori il singolo uomo reagisce ai colpi nefasti della Storia? Ci sarà qualcuno disposto a ribellarsi di fronte ai tanti spietati sbarramenti? In questo nuovo emozionante romanzo Lia Levi torna ad affrontare con particolare tensione narrativa i temi ancora brucianti di un nostro tragico passato. Genova. Una famiglia ebraica negli anni delle leggi razziali. Un figlio genio mancato, una madre delusa e rancorosa, un padre saggio ma non abbastanza determinato, un nonno bizzarro, zii incombenti, cugini che scompaiono e riappaiono. Quanto possono incidere i risvolti personali nel momento in cui è la storia a sottoporti i suoi inesorabili dilemmi? È possibile desiderare di restare comunque nella terra dove ci sono le tue radici o è urgente fuggire? Se sì, dove? Esisterà un paese realmente disponibile all’accoglienza? Alla tragedia che muove dall’alto i fili dei diversi destini si vengono a intrecciare i dubbi, le passioni, le debolezze, gli slanci e i tradimenti dell’eterno dispiegarsi della commedia umana.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Racconta di Alessandro, piccolo genio che si trova a saltare alcune classi perché più preparato dei suoi coetanei e che, crescendo, scoprirà il propri piccoli limiti. Parla della sua famiglia. Sono ebrei, genovesi, benestanti. Una vita normale e serena, fino a quando il fascismo non comincia a discriminare e poi perseguitare gli ebrei. Un libro che è un lento crescendo. L'Autrice riesce bene ad accompagnare il lettore nei sentimenti dei protagonisti, dall'iniziale speranza, si passa all'illusione, per poi giungere gradualmente alla paura ed infine alla liberazione con l'arrivo in Svizzera.
Al centro della storia una famiglia ebraica che vede la propria quotidianità sgretolarsi durante la seconda guerra mondiale. Spaccato della vita ai tempi dell'invasione nazista. Tutto raccontato con semplicità e a tratti una leggerezza piacevole.
Sono i versi di una poesia di Emily Dickinson che riassumono molto bene questa opera di Lia Levi. La memoria, ricordare ciò che siamo stati, il nostro passato, ci aiuta a diventare, a essere persone migliori, a non voltarsi dall'altra parte e non chiudere gli occhi. Lia Levi tratteggia la storia di una famiglia con le sue discrepanze, i suoi vizi e virtù, come reagisce quando il peso delle Leggi Razziali, promulgate nel 1938, minano il destino dell'umanità. Una storia difficile, dura che mette l'uomo al centro dei suoi errori, ma anche di un presente che continua a portare i segni del passato e dal quale bisogna imparare per non ripetere ciò che è stato e potrebbe essere.
Recensioni
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La salvezza oltreconfine degli ebrei di Lia Levi
Parole essenziali, eppure vibranti. Ecco cosa c’è nelle pagine di Lia Levi, nelle sue opere, dai libri per l’infanzia ai romanzi, da quello che può essere considerato una “summa”,Tutti i giorni di tua vita all’ultimo, al più recente Questa sera è già domani, pubblicato come i precedenti dalle edizioni e/o. Parole essenziali, eppure vibranti. Chi ha paura di stare a sentirle, di scovare dolore, tragedia e pericolo dietro l’apparenza della normalità, non s’accosti nemmeno.
Solo nelle pagine finali di Questa sera è già domani – ricollegabile per atmosfere e temi a L’amore mio non può, Una bambina e basta, L’albergo della magnolia – Levi svela di aver liberamente tratto la vicenda che racconta dall’esperienza reale della famiglia del marito, scomparso da qualche anno, il saggista e giornalista Luciano Tas. La legislazione razzista che, in Italia col fascismo, divenne realtà nel 1938, ottant’anni fa, colse di sorpresa buona parte delle decine di migliaia italiani di religione ebraica («Si ritrovarono fradici senza neanche essersene accorti»), parte dei quali iscritti anche al partito fascista: in pochi compresero che andare via subito e rifarsi una vita altrove, in luoghi più sicuri, avrebbe permesso di salvarsi. Altri temporeggiarono, non credendo al peggio, alla catastrofe che verrà, nonostante preoccupanti segnali all’interno e all’esterno dell’Italia (ad esempio l’indifferenza di trentadue Stati riuniti per cercare una soluzione al problema degli ebrei in fuga da Germania e Austria).
Anche Marc Rimon, intagliatore di diamanti, e la moglie Emilia, ebrei genovesi non chissà quanto osservanti (in sinagoga solo per le feste principali) e genitori di Alessandro (alter ego di Luciano Tas) che sembra un bimbo e studente precocissimo, ritengono che le leggi razziali non saranno applicate o non porteranno conseguenze atroci per loro e i loro correligionari. Eppure, lentamente, incalzano provvedimenti concreti: la scuola pubblica è vietata dagli ebrei sia nelle vesti di studenti che di insegnanti, non è più possibile essere titolari di aziende o ricoprire incarichi pubblici. Ripercussioni che arrivano anche a Genova, città di tradizione antifascista, nella vita quotidiana delle famiglie, anche in quella dei Rimon. Il più giovane, Alessandro, matura in fretta la necessità di una fuga, non è così per i genitori, in particolare per la madre Emilia che incarna incrollabile ottimismo, ottusità e incapacità di prendere atto della tragedia.
Il culmine del romanzo sta in una fuga avventurosa, che costa tutti i risparmi di una vita, messa in atto quando tutto sembra perduto, quando potrebbe essere già tardi (dopo il confino, dopo i bombardamenti, dopo la resa dell’Italia), per raggiungere e superare, da Como, il confine svizzero. Un ciondolino con la stella di David, dono della nonna Rachele al nipote Alessandro, risulterà in qualche modo determinante per l’epilogo della vicenda, che Lia Levi – anche lei, con modalità e in luoghi diversi dal marito, ebrea riuscita a salvarsi nell’Italia fascista – tratteggia con sapienza e lucidità, col giusto trasporto, con parole essenziali, eppure vibranti. La lettura di questo romanzo è un’iniezione di anticorpi contro pseudo ideologie che non sono mai passate di moda e contro certa indifferenza che spesso le circonda.
Recensione di Arturo Bollino
Il manifesto degli scienziati razzisti era apparso incorniciato nel mezzo della prima pagina di un quotidiano con la violenza di un sasso o un pugno che frantuma una vetrata. “Esiste una razza italiana” gridava quel manifesto di fronte al mondo. “Gli ebrei non appartengono alla razza italiana”, e ancora altre parole infette: l’unica popolazione diversa sul suolo italiano risultava quella ebraica. Le schegge della vetrata continuavano a cadere con moto incessante sulle sagome di ebrei che tentavano di ripararsi coprendosi la testa con il braccio. Era come se ognuno di loro avesse custodito a lungo un segreto con se stesso e ora fosse stato smascherato.
Lia Levi con Questa sera è già domani, romanzo ispirato alla storia del marito Luciano Tas, ci mette di fronte alla tragedia delle leggi raziali e al dramma degli esuli ebrei, ritrovatisi da un giorno all’altro stranieri nel proprio paese, rifiutati dalla maggior parte delle nazioni. I Rimon, ebrei borghesi di Genova, si vedono costretti a fare i conti con avvenimenti ineluttabili che a poco a poco si insinuano nella vita di tutti i giorni, dall’avvento del fascismo, alla promulgazione delle leggi razziali, alla guerra e infine alla fuga.
Attraverso la vita quotidiana della famiglia, circondata dalla comunità ebraica e da tutti i familiari più o meno lontani, si assiste progressivamente alla reazione delle persone comuni ai colpi implacabili che gli infligge la storia, la loro incredulità, il loro tentativo disperato di non guardare la realtà dei fatti in faccia.
Alessandro è un bambino prodigio, che ancora prima di iniziare la scuola ha già imparato a leggere e scrivere. Per questo viene mandato un anno avanti. La madre Emilia, una donna astiosa e insoddisfatta, lo esibisce come un trofeo, fino a che non si rende conto che Alessandro non è un genio, ma semplicemente un bambino precoce, e subentra il rancore nei confronti di quel figlio che l’ha delusa. Il padre Marc, olandese di nascita ma con passaporto inglese, è un uomo ragionevole e pacato, ma che non si sa imporre. L’infanzia di Alessandro trascorre più o meno tranquilla, fino a che non vengono promulgate le leggi razziali. Da lì inizia il calvario della famiglia, prima con l’espulsione di Alessandro dalla scuola statale in quanto ebreo, poi con il ritiro della licenza del padre, tagliatore di diamanti, e il decreto di espulsione - temporaneamente bloccato - nei suoi confronti in quanto straniero, con il confino e infine con la fuga in Svizzera.
Il racconto passa attraverso il filtro di Alessandro, che seguiamo nella sua crescita fisica, a cui si accompagna quella personale: è lui a prendere coscienza della situazione, ancor prima che gli adulti riescano a fare i conti con la realtà; è lui a chiedere più volte ai genitori di andare via, ma non viene ascoltato. Gli anni passano e la situazione diventa sempre più drammatica, ma la madre non vuole andar via, non vuole abbandonare tutto; è convinta che le leggi razziali siano una questione temporanea, che l’Italia non sarà mai come la Germania, e il padre non riesce a imporsi su di lei. Ma la storia segue una sua logica spietata. Arriva l’armistizio, e la speranza si fa di nuovo strada, ma per poco. La famiglia, infatti è costretta a fuggire in Svizzera per evitare il peggio, passando attraverso l’odissea dell’immigrazione.
La storia personale della famiglia Rimon si eleva così a paradigma universale, che richiama tristemente le vicende contemporanee dei rifugiati politici, a ricordarci che la storia si ripete, declinandosi in innumerevoli modi, implacabilmente.
Recensione di Flavia Scotti
I vincitori del concorso "Caccia allo Strega 18"
Luisa Musto - Recensione stregata scelta da Lia Levi
Questo libro l’ho divorato nello spazio di due giorni, perché ha grazia e fluidità, nonostante parli di momenti dolorosissimi della nostra storia: le leggi razziali, l’ingiustizia che patirono anche nostri connazionali, divenuti improvvisamente indesiderabili e privati improvvisamente delle loro vite, “profughi all’interno della propria patria”. Via dalle scuole, via dai posti di lavoro, via dalle case. Un colpo di spugna che voleva cancellare l’identità delle persone. Il libro è paradossalmente fresco perché visto in fondo dal punto di vista di Alessandro, un bimbo prodigio mai in linea con chi gli sta attorno, troppo intelligente per stare in classe coi coetanei, troppo piccolo perché compagni più grandi lo accettino, troppo “normale” da un certo punto in poi perché sua madre, che si era cullata in questa manifesta eccezionalità del figlio, glielo perdonasse. Un padre belga con passaporto inglese, una madre che sottovaluta la cattiveria del fascismo, quel “discriminare non significa perseguitare” che ad un certo punto ha rivelato la sua vera faccia. Una storia di vite, una storia di fughe e di ritorni, di torti subiti che non potranno essere mai cancellati. Con la sua grazia Lia Levi ci porta dentro tutto questo, siamo l’accanto ad Alessandro a cercare di capire, lì mentre arriva la consapevolezza e la disperazione, lì mentre comprende la maternità sbagliata di sua madre e quella elettiva di sua zia, siamo nel suo mondo. Nella dozzina dei candidati Strega, un pezzo del nostro passato.
Marialuisa
Pur raccontando un passato storico che la maggior parte di noi conosce già, è impressionante come questo libro ci tocchi per i suoi temi così attuali. In tempi in cui il dramma dell'immigrazione, rappresenta per la maggior parte delle persone solo un fastidio, al pari di un sassolino in una scarpa, queste pagine ci aiutano a ricordare che dietro ad ogni persona che fugge dal proprio Paese per rifugiarsi in un altro, ci sono vite, carriere, famiglie e sogni spezzati e che un immigrato è prima di tutto una persona, con tutto il bagaglio di vita e di sofferenze che si porta dietro. Probabilmente al pari dei pensieri del protagonista, è quello che si chiederanno anche gli immigrati attuali, "esisterà un Paese disponibile alla loro accoglienza?". Forse solo la palla di vetro di una STREGA può dar loro una risposta... Da leggere e meditare, per ricordare, indignarsi e, se possibile, rinascere migliori.
Alessandro Lattarulo
Conoscere è importante ma non sufficiente. Bisogna riflettere e, attraverso la magia della letteratura, cercare di immedesimarsi, almeno per un istante. E sorprendersi, esterrefatti, al cospetto della bestia che può albergare in ciascuno di noi e che si alimenta del fanatismo. Un libro scarno, essenziale, orgoglioso, dalla prosa asciutta, geometrica, che lascia alla Storia il compito di narrare il dolore e l'ingiustizia, senza pretendere di gridarli, senza voler reattivamente a quanto accaduto scatenare una tardiva e vendicativa caccia alla strega, alla maschera che chiunque può indossare quando abbassi il senso critico verso il potere sotto un salutare livello di guardia. Quello di Lia Levi si caratterizza pertanto come un affresco lucido dell'Italia fascista e rievoca le infami leggi razziali attraverso le vicissitudini di una famiglia italiana costretta a pensarsi in primo luogo ebrea, con un'attenzione tutta particolare al piccolo (poi giovane) Alessandro, con l'atto finale della fuga in Svizzera per trovare una dolorosa salvezza. Perché quando cala la sera e tutto diventa indecifrabile e sembra tetro, bisogna pensare a ciò che sarà domani.
Donatella
A distanza di ottanta anni Lia Levi ripropone tematiche che credevamo essere state sepolte dalla Storia. E invece, come in ogni incubo che si rispetti, il Male non ha tempo e si accanisce, come la strega delle favole, sui più deboli e indifesi, spesso perchè altri li hanno reso tali. I perseguitati di ieri, il piccolo Alessandro- voce narrante - e la sua famiglia, e l'eco di quelli di oggi, i senza-patria con un futuro oscuro come unico possesso. Non si salva nemmeno chi è dotato di intelligenza e capacità, perchè l'odio spazza via tutto. In una Genova di non molti decenni fa, orgoglio dell'industria navale del regime fascista, si giocano i destini e le sorti di persone che non possono permettersi di amare, lavorare, sorridere, o che rifiutano persino l'idea di salvarsi fuggendo dall'Italia, nell'illusione che prima o poi l'incubo finirà. Invece no. Diritti negati ieri e oggi, in una narrazione carica di sentimento, come può fare solo chi certe cose, prima di raccontarle, le ha vissute sulla propria pelle.
Vincenzo
Il libro di Lia Levi racconta le vicende di una famiglia ebrea genovese durante gli anni della II Guerra Mondiale. Nel narrare la vita e le abitudini della famiglia Rimon, viene messo in luce il periodo storico che porta l’Italia alla promulgazione nel 1938 delle Leggi Razziali. La cosa sorprendente è che leggendo il testo, sorge la domanda: non è che ci sia un'analogia con la nostra odierna situazione circa i razzismi e nazionalismi? Penso, perciò, che l'autrice voglia spronare l'uomo a combattere contro la Strega. Questa, sotto mentite spoglie, cerca continuamente di cancellare la nostra memoria storica così che certi eventi, seppur in modo diverso, possano ripetersi.
La motivazione di Dacia Maraini per la candidatura al Premio Strega
«Ho letto Questa sera è già domani di Lia Levi (Edizioni E/O), un romanzo che definirei intenso e cristallino. Intensa è l'epopea delle vicende della famiglia Rimon sotto l'ombra delle Leggi razziali del '38 (le stiamo ora ricordando a ottant'anni di distanza), sempre più incombenti sui cittadini ebrei del nostro paese. Cristallina e acuminata è la luce che si ferma su emozioni, sentimenti contraddittori, meschinità e slanci dei singoli personaggi che, come avviene nella migliore letteratura, ci sospingono a riflettere sulle mille sfaccettature dell'animo umano. Questa sera è già domani è un libro che tocca molte corde della nostra esistenza, con risonanze importanti rispetto a quanto sta succedendo ai nostri giorni.»
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