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scheda di Noce, M., L'Indice 1993, n. 4
Del conte Francesco Cassoli (Reggio Emilia 1749-1812) nulla o quasi il grande pubblico sa. Per gli appassionati di letteratura e molti studiosi egli è tutt'al più l'autore di alcune ottime traduzioni da Orazio e Virgilio, nonché di una raccolta di "Versi" (pubb1icata dal Cagnoli nel 1802), importante per l'adesione a un gusto neoclassico puro, fortemente influenzato dal modello oraziano, 1ibero in parte da stravaganze rococò e soprattutto impermeabile al diffondersi delle tendenze preromantiche. Davvero a pochissimi, credo, è nota invece la sua produzione di saggista e autore di "Discorsi", che diede i suoi frutti più significativi con il "Ragionamento sulle traduzioni poetiche" e i "Discorsi d'un pappagallo e d'una gazza", pubb1icati quest'ultimo a Parma nel 1775, l'altro postumo nel 1826 (la composizione risale a circa trent'anni prima) e mai più ristampati. Il "Ragionamento" è un lucidissimo saggio, corredato di esempi, in difesa della traduzione in generale e di quella poetica in particolare, fondata sulla distinzione di stampo illuministico tra bello assoluto e bello relativo e sulla possibilità che il genio e il gusto del traduttore si servano dei vantaggi della lingua per riprodurre, almeno in parte, con mezzi relativi il bello assoluto che il modello raggiungeva servendosi dei vantaggi della lingua originale, rispettando nel contempo la sostanza dell'originale stesso. In conclusione, la traduzione può essere degna del modello, ma è convinzione dell'autore che "a riprodurre felicemente un gran poeta nulla meno richieggasi d'un gran poeta". Uno spiccato gusto neoclassico rivelano anche i "Discorsi", eleganti e acute divagazioni favolistiche ispirate all'opera di Giambattista Roberti. Al non specialista non sono però fornite sufficienti informazioni atte ad introdurlo alla lettura, ma solo cinque scarne paginette di note bibliografiche. Mancano inoltre quasi del tutto le note degli (anonimi) curatori, per cui non sempre è facile districarsi tra le allusioni e i sottintesi dell'autore: è vero, comunque, che la suddetta omissione - come affermano gli stessi curatori - non modifica in alcun modo la comprensibilità e la godibilità del testo.
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