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Non è possibile descrivere il funzionamento della costituzione inglese vigente senza un largo richiamo alla concreta esperienza storica che le ha dato vita. Questo perché com'è noto non è codificata in un unico documento scritto ma è un accumulo di norme positive di usi consolidati e di convenzioni accettate. La varietà delle fonti costituzionali britanniche disegna un percorso che per quanto non guidato da una logica cartesiana risulta però funzionale e rispettoso dei diritti. Per assicurare questo risultato positivo un ruolo decisivo è stato svolto dal sistema di diritto comune basato sul principio dello stare decisis che costituisce l'armatura invisibile gelosamente custodita dal ceto dei legisti del rule of law. Una guida aggiornata a questo universo insieme giuridico e storico è offerta dal volume di Torre il quale con perizia ma senza pedanteria accompagna il lettore nel labirinto delle niceties costituzionali britanniche: corti di equity e giudici di pace prerogativa regia e king in Parliament writs of rights e Bill of rights common law e Scots law. Così nel volgere di qualche pagina si passa da un'esposizione della recente devolution scozzese al racconto delle decisioni dei re plantageneti; dalle scelte innovative del governo Blair sulla camera dei lord alla ricapitolazione degli esiti di lungo periodo della gloriosa rivoluzione seicentesca. Questa capacità di coniugare il rispetto delle consuetudini con le innovazioni rese necessarie dall'evoluzione sociale si rivela in modo esemplare nel rapporto creativo che l'ordinamento giuridico inglese ha saputo instaurare con le direttive comunitarie europee che costituiscono il fattore certo più sconvolgente degli assetti tradizionali. Nel complesso si tratta di una sintesi ben fatta che si raccomanda come un'utilissima introduzione al diritto pubblico inglese.
Maurizio Griffo
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