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A lungo e in più luoghi si è parlato per Roberto Sturm del maestro Carver, come se sempre chi scrive avesse bisogno di un maestro per dire la sua. Minimalismo e sviluppi successivi, quindi, anche recenti. L'idea che però si associ RISTRUTTURAZIONI di Roberto Sturm ai percorsi a cui ha dato avvio Raymond Carver mi sembra lontana da ogni corretta analisi. Il minimalismo, datato e storicizzato se vogliamo di Carver, era minimalismo di contenuti e di forma, e riduceva ai minimi termini il malessere della banalità dell'esistere contemporaneo. Il mondo sterilizzato e apparentemente distante di "Cattedrale" o dei racconti di Raymond Carver tiene distanti, come in mostra, distanti, i personaggi che si rassegnano spesso al ruolo di "perdenti abbandonati" dalla storia e dal loro tempo. In RISTRUTTURAZIONI di Roberto Sturm non c'è il vuoto delle forme e dei contenuti, non c'è la banalità della quotidianità. I personaggi del romanzo di Sturm non si abbandonano alla propria distruzione, non cedono alla distruzione della propria personalità. I personaggi di Ristrutturazioni non desistono, l'autore non li abbandona alla deriva dei loro problemi, delle esplosioni delle loro contraddizioni. Fra le pagine di Ristrutturazioni c'è invero il ribaltamento intenzionale del vuoto per il vuoto, nonché di quei termini minimi del quotidiano che annoiano molte nostre vite contemporanee. In Ristrutturazioni non c'è il permesso di abbandonare la vita perché difficile, complicata. Conflittuale. Sandro Olimpi
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