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Attraverso gli occhi curiosi di un bambino di quasi sette anni, Mariolino, sfollato in Val di Susa con la mamma e i nonni, Guido Quarzo, supportato da un nutrito apparato iconografico e dai disegni di Lorenzo Terranera, ripercorre gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale fino alla Liberazione. Mariolino, che non ricorda più il padre ed è ormai affezionato a Domenico, che non ne ha preso il posto, ma ruota attorno alla sua famiglia, assiste prima ai bombardamenti, poi alle attività clandestine della mamma e alle vendette naziste. Affascinato dal linguaggio oscuro degli adulti, si ripromette di chiedere alla mamma il significato di parole come Sap e Gap, continua ad andare a scuola, nonostante le difficoltà della vita quotidiana, e a studiare le poesie di Angiolo Novaro, che costituiscono il Leitmotiv della narrazione. Secondo le fantasie infantili di Mariolino, i nemici sono giganti, la guerra è un gioco da imitare, la mamma è un'abile dissimulatrice di paure, ma tutto è destinato a infrangersi di fronte alla realtà, ben più complessa. L'incontro con un soldato tedesco gli permette di scorgerne l'umanità, anche lui è un padre lontano dalla famiglia, ma scopre anche che la guerra non è un gioco, glielo dimostrano i cadaveri di partigiani impiccati lungo la strada. La tensione per l'approssimarsi del 25 e del 26 aprile è narrata con particolare efficacia e partecipazione. La gioia collettiva che si consuma il 1° maggio in una festosa Torino è contagiosa e restituisce alla mamma e al piccolo Mariolino Domenico, arrestato qualche tempo prima, e forse anche il padre, ma di questo nulla ci dice l'autore. Il racconto è corredato da alcune schede storiche scritte con linguaggio semplice, ma esaustivo, che possono aiutare i piccoli lettori e gli insegnanti a inquadrare storicamente la vicenda di Mariolino e della sua famiglia.
Donatella Sasso
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