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La rivoluzione nella culla. Il declino che non c'è
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La rivoluzione nella culla. Il declino che non c'è - Francesco C. Billari,Gianpiero Dalla Zuanna - copertina
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rivoluzione nella culla. Il declino che non c'è

Descrizione


È diffusissima l'idea, divenuta da tempo un luogo comune, che la popolazione italiana sia in declino, a causa dell'invecchiamento e della bassa natalità. Ma davvero le cose stanno così? A leggere questo libro si scopre una realtà molto diversa: in Italia non esiste un vero problema di popolazione, perché una rivoluzione demografica muove oggi i suoi primi passi. Nell'ultimo decennio la rapidità dell'invecchiamento è diminuita, malgrado il continuo aumento della sopravvivenza degli anziani, mentre la crescita della popolazione è stata superiore a quella degli anni Settanta. Le forti immigrazioni, l'aumento della sopravvivenza, la ripresa della natalità, la tenuta dei legami fra genitori e figli interagiscono tra loro in modo positivo, spingendo la popolazione verso nuovi equilibri e aprendo alla società italiana nuove possibilità. Già oggi questa rivoluzione sta cambiando la vita di tutti gli italiani. Tuttavia la rivoluzione demografica non è un pranzo di gala. Servono scelte coraggiose: politici e scienziati sociali hanno grandi responsabilità, affinchè questi mutamenti non generino nuove paure, ma aumentino il benessere e diminuiscano le disuguaglianze.
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Dettagli

15 settembre 2008
XVIII-194 p., Brossura
9788883501241

Voce della critica

Quando si parla delle situazione demografica in Italia si allude spesso a una popolazione italiana in declino, a causa dell'invecchiamento e della bassa natalità. Se infatti il nostro paese è caratterizzato da una longevità sugli stessi alti livelli di Francia e Svezia (84 anni per le donne e 78 per gli uomini), facciamo però molti meno figli (1,35 rispetto all'oltre 1,8 svedese e al 2,0 francese), il che ha portato a una situazione di tanti anziani e pochi bambini e pochi lavoratori (soprattutto lavoratrici) relativamente al numero dei pensionati.
Ma davvero le cose stanno così? Gli autori di questo libro ci fanno notare una realtà molto più complessa e articolata da cui si evince che in Italia un vero problema di popolazione non esiste o per lo meno è in forte riduzione. Nell'ultimo decennio la rapidità dell'invecchiamento è diminuita, malgrado il continuo aumento della sopravvivenza degli anziani, mentre la crescita della popolazione è stata superiore a quella degli anni settanta. A cambiare rapidamente il quadro di un'Italia vecchia e senza bambini sono state soprattutto le recenti e forti immigrazioni, la ripresa della natalità (almeno in alcune regioni del Nord) e la tenuta dei legami fra genitori e figli.
Questo libro non è solo ricco di dati demografici e di importanti confronti internazionali, ma propone anche rilevanti chiavi di lettura storico-sociale. Per quanto riguarda le migrazioni, la natalità, la struttura dei legami familiari, nel volume si va ben al di là di una fotografia della situazione attuale. Ripercorrendo la storia dell'ultimo secolo, si mettono in evidenza le molte "nuove vecchie storie" che hanno portato all'attuale e peculiare intreccio tra immigrazioni, natalità e legami familiari, e guidato la popolazione verso nuovi equilibri.
In particolare, nel capitolo dal titolo Piccola famiglia antica. Il primato dei forti legami di sangue si spiegano le radici della prossimità abitativa e delle "famiglie grappolo", in cui si scambiano aiuti, tempo, beni e denaro in modo continuativo. Nonostante i vari cambiamenti demografici e socioeconomici, gli scambi delle famiglie sono mutati di direzione e di entità, ma l'intensità e la continuità dei rapporti è restata fortissima. Se questo è vero, una domanda importante riguarda la funzionalità di questo tipo di famiglia ai recenti processi di sviluppo economico.
La risposta non è univoca, ma dipende da quali aspetti prevarranno in futuro. Da un lato il nostro modello di famiglia con rapporti ricchi e intensi può far sì che l'appartenenza familiare continui a essere più importante del merito e delle qualità individuali. Questo non può che provocare lo spreco di enormi opportunità di sviluppo. D'altro lato questo stesso modello di famiglia con rapporti ricchi e intensi si è rivelato molto efficiente e flessibile, non solo nell'ambito riproduttivo, ma anche in quello produttivo, grazie ai rapporti di lealtà e solidarietà tra i suoi componenti. Lo testimoniano i successi di moltissime imprese familiari italiane, non solo a livello nazionale, ma anche internazionale.
È chiaro come l'intreccio dei fenomeni descritti in questo libro apra alla società italiana nuove possibilità. Ma per cogliere queste opportunità sono necessarie politiche migratorie e familiari adeguate. Gli autori non si limitano a una descrizione dei fatti, ma propongono strategie di policy da seguire per affrontare questi fenomeni con minori sprechi di risorse umane e con maggiore rispetto per le pari opportunità.
In particolare, cinque priorità vengono individuate e approfondite: più opportunità di lavoro e di gestione del tempo lavoro-famiglia per le donne, pari opportunità per i bambini delle famiglie numerose, per i bambini delle famiglie meno abbienti e per i figli degli immigrati e, infine, più libertà per gli anziani di articolare i tempi della vita "attiva" secondo le loro preferenze e i loro vincoli. Insomma, non è solo un interessante libro da leggere, ma anche un documento di cui tenere conto nel dibattito politico attuale.
Daniela Del Boca

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