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Recensioni Una rosa sola

Una rosa sola di Muriel Barbery
Recensioni: 3/5

Il ritorno dell’autrice dell’Eleganza del riccio, un successo mondiale da 2 milioni di copie solo in Italia. Per le vie di Kyōto il viaggio intimo di una giovane donna alla ricerca di se stessa.

«La protagonista del nuovo romanzo di Muriel Barbery è una donna di quarant'anni, dai capelli rossi e gli occhi verdi, che fino a quel momento «quasi non aveva vissuto». Giovinezza tetra, amanti evanescenti, madre che ha abbandonato il ricco padre tornando in Europa prima della nascita della bambina e che alla figlia ha trasmesso malinconia e assenza: Rosa non si affezionava a nessuno, nessuno si affezionava a lei. In queste condizioni poco promettenti la donna arriva nell'antica capitale imperiale del Giappone» - Stefano Montefiori, la Lettura

«Questo romanzo assomiglia quasi a una mappa, e ogni lettore saprà a suo modo decifrarne le indicazioni per mettersi in cerca del proprio personale tesoro» - Simona Sparaco, Tuttolibri

«L'opera può leggersi come l'anatomia della depressione della protagonista, ma anche come una sorta di fenomenologia dello spirito che felicemente approda alla coscienza di sé» - Felice Modica, il Giornale

«"Una rosa sola" è un viaggio alla scoperta di se stessi, un percorso tortuoso in cui siamo guidati e accompagnati da Muriel Barbery che ci descrive tutto con delicatezza e una patina di tristezza e nostalgia, accompagnata spesso da rovesci di pioggia, necessari per comprendere la sofferenza che sempre si cela dietro a ogni rinascita.» – Alessia Scala Bertolin per Maremosso

Con questo romanzo potente e profondo, un ritorno alla narrativa realista dopo la parentesi fantastica, un’avventura nelle travagliate metamorfosi dell’animo umano, ritroviamo con piacere l’inconfondibile voce dell’autrice dell’Eleganza del riccio.

Rosa fa la botanica, ha quarant’anni, vive a Parigi ed è tristissima. O, per meglio dire, è depressa. Conosce i fiori, ma non li guarda; le piacciono gli uomini, ma solo per una sera; niente la appassiona, niente riesce a smuoverla dalla cappa plumbea in cui trascorrono le sue giornate, la vita le sembra un faticoso percorso senza senso.

Così è quasi per forza d’inerzia che parte per Kyōto per assistere all’apertura del testamento del padre. Di lui non sa niente, sa solo che è giapponese e che quarant’anni prima ha avuto un’effimera relazione con la madre. Non l’ha conosciuto da vivo, va a conoscerlo da morto.

Ma il Giappone è un altro pianeta e, anche se in un primo tempo le ciotoline da tè e i vialetti di sabbia rastrellata le fanno soltanto rabbia, piano piano si fa strada in lei una consapevolezza del profondo che la porterà a rivalutare se stessa e a vedere con un altro occhio quelle che fino a quel momento le erano apparse solo un’interminabile serie di disgrazie. Accompagnata nel suo viaggio di rinascita da Paul, belga trapiantato in Giappone, fedelissimo segretario del padre, Rosa conoscerà un nuovo concetto di bellezza che la porterà a elaborare un nuovo concetto di amore e quindi di vita.

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