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Anno edizione: 1999
Anno edizione: 2017
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Antonio Spinosa in questo suo saggio storico relativo alla famiglia Borgia mi è sembrato meno incisivo e scorrevole che in altre sue opere analoghe aventi per oggetto personaggi di epoche più recenti. Peraltro anche l’impostazione del libro mi ha lasciato piuttosto perplesso, con una larga parte iniziale dello stesso in cui si parla di Francesco Borgia (Gandia, 28 ottobre 1510 – Roma, 30 settembre 1572), discendente in linea retta del pontefice Alessandro VI, a differenza del quale condusse, dopo la morte della moglie, una vita di integerrimo religioso, diventando Preposto generale della Compagnia di Gesù, e dopo la sua scomparsa dapprima beatificato e poi santificato per i miracoli che gli furono attribuiti. Questa figura indubbiamente riscatta la triste nomea dei Borgia, con il trio Rodrigo, Lucrezia e Cesare, vituperato quando furono in vita (benchè poi Lucrezia, divenuta sposa di Alfonso d’Este e quindi duchessa di Ferrara, abbia tenuto in quella cittadina non solo un comportamento irreprensibile, ma addiritura vi sia morta in odore di santità). L’aver posto la vita di Francesco in primo piano ha appunto il significato di smorzare da subito le inevitabili illazioni che sorgono ancor oggi in chi sente pronunciare il nome Borgia, anche perché il comportamento di Alessandro VI, fra tanti intrighi, omicidi e guerre, non fu dissimile da quello dei potenti Signori a lui contemporanei. Se la prima parte, cioè quella dedicata a Francesco Borgia, nell’esposizione è scorrevole, nella seconda, laddove appunto si parla di Rodrigo e dei figli, la necessità anche di concentrare tante notizie in un numero di pagine non rilevante implica una sintesi a volte soffocante, è come se il motore della narrazione prendesse ad avanzare a fatica.
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