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Stampato nel 1640, Satira ed antisatira è un divertente libello scagliato dal nobiluomo napoletano Andrea Genuzio contro «gli abbigliamenti degli uomini e delle donne». Prima, una caustica descrizione delle malizie donnesche attuate per ingannare gli uomini (ciprie, belletti, vesti, ecc.); poi, un’avvelenata orazione di una dama contro i risibili (e pericolosamente effeminati) atteggiamenti dei tanti «paraninfi inzibettati» circolanti per Napoli. Un’operetta davvero particolare, ironica, briosa, per certi versi molto attuale.
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E' un libro del 1640 diviso in due parti; nella prima, "Satira", l'autore mette alla berlina la moda delle dame, nella seconda "Antisatira" quella dei cavalieri. Un giovanotto, dopo un lungo viaggio e dopo molti anni, ritorna a Napoli e rimane confuso e meravigliato per "gli strani abbigliamenti e ornamenti delle patrie donne". Esse, secondo il giovanotto, con i loro elaborati abbigliamenti, con le loro acconciature, con il loro pesante trucco, con il loro petto ornato di gioielli sembrano tante "Circi incantatrici" che vogliono far perdere agli uomini la ragione, "cangiandoli in tante bestie" al fine di farli schiavi "del senso". Queste dame, poi, cingono la gola "con grossi cerchi d'oro incastrati di diamanti", che paiono mastini con il collare, "pronti a lacerare i patrimoni dei poveri mariti", al fine di soddisfare i loro vuoti desideri. Poi, nell'antisatira, la parola passa alle dame. E che pensano dei cavalieri napoletani? "Che essi si abbigliano come le donne, che sono effeminati, ... che sono tutti vezzi, tutti fregi" e che "sembrano tanti Narcisi di loro stessi invaghiti", per concludere che questi cavalieri "a pena pare che d'uomo il nome ritengano", in quanto "gli abbigliamenti sono delle donne, il valore degli uomini", i quali "debbono agguerir gli spiriti per mezzo delle virtù e non immorbidirgli fra vezzi". Insomma, i belletti convengono alle donne e non agli uomini.
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