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Scritti scelti di un socialista libertario - Andrea Caffi - copertina
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Scritti scelti di un socialista libertario - Andrea Caffi - copertina

Descrizione


Di Andrea Caffi ha lasciato quasi un trentennio fa un indelebile ricordo Alberto Moravia col descriverlo come "un uomo romantico che ha avuto [...] degli ideali e al tempo stesso un'espressione delusa, ironica, amara e lungimirante con la quale sembrava dire: c'era da aspettarselo"; mettendo nel prosieguo in luce altre qualità come la profonda cultura, l'indomita curiosità, causa ed effetto del suo lungo peregrinare per mezza Europa, il netto rifiuto verso ogni forma di omologazione, la sostanziale freschezza mantenuta nonostante il passare del tempo e le traversie della vita. Il ritratto si concludeva con la scoperta da parte dello scrittore romano delle due anime caffiane: quella illuminista francese che lo portava a cercare di spiegare il mondo partendo comunque sempre dal dubbio, e quella populista russa che lo spingeva a solidarizzare con i ceti subalterni . Il suo socialismo libertario parla di individui e società, di giustizia e libertà, di laica fratellanza e umanità rigenerata, di storia e cultura, e di altro ancora: ecco i buoni motivi per ripubblicare Caffi ai giorni nostri, proprio nel momento in cui tornano alla ribalta abusate parole d'ordine quali "Dio, patria e famiglia" .
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Dettagli

2
2008
1 gennaio 2008
189 p., Brossura
9788896177037

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emil
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Una bella raccolta di scritti di un grande intellettuale. Un contributo alla riflessione sul Novecento originale, fuori dal coro

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Simonetta Pelusi
Recensioni: 5/5

Andrea Caffi (1887-1955) costringe ancora a riflettere: passi come la descrizione del politico che egli paragona ad una “lastra opaca” fra realtà drammatiche e buone intenzioni della democrazia, perfettamente inserito nell’“ambiente cordiale, soffice, un po’ fittizio dei parlamenti, delle giunte, dei comitati, ecc. ...” tra altri “onesti e benemeriti fautori del progresso la cui “... serenità ... personale li aiuta a sopportare con pazienza le inevitabili imperfezioni di ogni opera umana, la lentezza con cui retrocede il male, lo squallore dei compromessi”. Parole scritte da Caffi in esilio nel 1934, ma che non stonerebbero in questi nostri giorni di crisi tra politica e società. Accanto a saggi di teoria e filosofia politica qui riproposti (Nuova generazione, I socialisti, la guerra e la pace, Individuo e società, Società e gerarchia e Critica della violenza), vengono riproposte le acute Osservazioni sulla rivoluzione russa (1932), nelle quali Caffi, mettendo a confronto gli scritti di O. Bauer, K. Kautsky e F. Adler, fa emergere la propria originale posizione, quella del rigetto dei meccanismi coercitivi propri alla degenerazione stalinista del leninismo, legata alla teorizzazione del “socialismo in un solo Paese”, pur nella consapevolezza dell’Autore delle sostanziali differenze tra totalitarismo nazi-fascista e comunista: il primo figlio della volontà di annientamento di classi “inferiori”, il secondo figlio, pur corrotto, di un’idea primitiva di eguaglianza fra uomini. Solo apparentemente disgiunta dagli altri saggi, è l’avvincente Cronaca di dieci giornate; non un saggio, appunto, ma un vero e proprio reportage, avvincente e circostanziato, scritto in uno stile scarno ed essenziale, di getto, nel 1924, a pochi giorni dai fatti, ritratto impietoso di un omicidio di Stato, il delitto Matteotti: una delle pagine più tragiche della storia d’Italia, il ritratto di una dittatura e di una pseudo-rivoluzione anche qui messa a confronto da Caffi con una vera rivoluzione, quella russa.

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