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una scrittrice che come poche sa scandagliare le pieghe oscure dell'animo
Questo è il terzo libro che leggo della Lispector, un'autrice sicuramente complicata e disordinata. Devo dire che questo libro non mi ha fatto impazzire, ho preferito altro dell'autrice (per esempio, "Acqua viva"). L'ho terminato con difficoltà. Un romanzo emotivo, astratto, onirico, come la maggior parte dei suoi lavori; ma forse troppo lungo, troppo diluito...
Recensioni
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"Un freddo intelligente, lucido e asciutto percorreva il giardino, le si insufflava nella carne del corpo. Dalla cucina saliva un grido di caffè appena fatto mescolato all'odore dolce e ansimante di erba bagnata. Il cuore le batteva con un doloroso sobbalzo, umido come se fosse attraversato da un impossibile desiderio. E la vita del giorno iniziava, perplessa."
Vorrei sottolineare con una matita. Vorrei evidenziare senza rovinare le pagine. Vorrei ricordare e citare tutte le frasi sottolineate. Soprattutto, ricordare. O, almeno, ricordare di rileggere ancora. Perché questo non è un romanzo "facile", ma è un romanzo che merita di essere ricordato. E, contrariamente a ciò che accade in prevalenza in questi anni, è un testo da riprendere in mano al di là della storia, proprio per il piacere stesso della lettura. Una musica, un ritmo pervade le pagine. Un ritmo brasiliano? Forse, ma non così diretto e violento come un samba e nemmeno malinconico e struggente, pieno di saudade come la Bossa Nova e le melodie di João Gilberto o Carlos Jobim... un compendio fra i due generi. La scrittura procede avanzando e retrocedendo come nel danzare un samba, ma senza quell'allegria che accompagna questo ballo. È un romanzo di sensazioni che non si può descrivere se non attraverso sensazioni. Un romanzo del quotidiano che fa del quotidiano romanzo. Ed è opinione comune che unicamente i grandi scrittori abbiano la capacità di svelare lo straordinario nel banale.
Non si tratta di un'opera recente. La prima edizione originale è del 1946, ma solo ora arriva in Italia. Si può definire un romanzo di formazione, soprattutto "di crescita", quella interiore della protagonista, Virginia, che compare subito nella storia, bambina, a Granja Quieta, la fattoria paterna ubicata nella grande prateria e nell'immenso spazio brasiliano. Compagno d'infanzia il fratello Daniel. Entrambi, subito, sin dalla prima pagina, partecipi di un segreto che li lega e li sostiene; entrambi membri di una segreta Società delle Ombre da loro stessi fondata. Ma tutto il romanzo è occultamento e disvelamento di segreti. Come ha scritto Antonio Tabucchi, "proprio la segretezza sembra essere la cifra espressiva dentro cui si nasconde, e si svela, l'opera (la vita) di Clarice Lispector". Questa sensazione accompagna tutto il libro, anche nel procedere della vita di Virginia, quando incontra l'amore con Vicente ("l'amore era venuto in un'unica onda e aveva spento l'attesa"), quando si avvia verso una morte tragica, prevista, a cui si sente predestinata e che arriva nel momento in cui le si chiede veramente di crescere, quando "tutto il suo passato veniva meno e cominciava orribilmente una nuova epoca". La struggente difficoltà di vivere, di essere "all'altezza" è un altro tema costante del romanzo, che arriva alla suprema definizione in un semplice, essenziale pensiero: "Come oso vivere?". È l'anima di una donna, completamente scoperta, che si mostra al lettore, al suo giudizio e alla partecipazione, all'inevitabile riconoscersi in alcune delle esperienze intellettuali descritte.
Vorrei ancora esprimere un'opinione sulla traduzione, a mio parere notevole. Pur non avendo letto il testo in versione originale, si percepisce immediatamente quanto Adelina Aletti abbia lavorato sulla parola, quanto sia stata attenta alla ricerca del termine più appropriato, dell'espressione meno banale, del sinonimo. Quando la traduzione è di buon livello se ne avvantaggia indubbiamente anche l'autore.
A cura di Wuz.it
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