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Soave, Sergio. Senza tradirsi, senza tradire : Silone e Tasca dal comunismo al socialismo cristiano (1900-1940). Torino Nino Aragno, 2005., Nino Aragno, 2005. 38563 1073 Autore principale Soave, Sergio Titolo Senza tradirsi, senza tradire : Silone e Tasca dal comunismo al socialismo cristiano (1900-1940) / Sergio Soave Pubblicazione Torino : Nino Aragno, [2005] Descrizione fisica 659 p. ; 24 cm. Collezione Biblioteca Aragno brossura con sovracc. Buono, lieve sformamento da lettura e qualche segno alla copertina RARO, DI DIFFICILE REPERIMENTO
Nel caso di Silone il discorso è ancora pi· intricato perché l'"altro" tradimento û che nella sequenza cronologica della sua vita precede l'abbandono del comunismo û avrebbe l'aspetto infamante del servizio prestato alla polizia in qualità di informatore infiltrato sin da ragazzo nella Federazione giovanile socialista e da questa transitato nel Partito comunista. Sul caso dell'attività spionistica di Silone si è fatto da un decennio in qua molto clamore a ben vedere per= con limitato costrutto: perché a onta della sicurezza di alcuni studiosi che si siano raccolte prove schiaccianti dell'opera delatoria di Silone l'unica certezza al riguardo è che in tutta la storia di definitivamente acclarato tuttora vi è poco. Un rapporto tra il futuro autore di Fontamara e la polizia che s'interruppe nel 1930 è assodato ma origini durata motivazioni intensità ed effetti di quella relazione restano per ora indefiniti: tutti gli elementi addotti per calcare la mano nei suoi confronti o addirittura per individuare nell'attività spionistica la cifra distintiva della sua biografia sono di natura congetturale e quanto a fondatezza presentano un alto tasso di variabilità che va dal plausibile all'inverosimile (e anche al manifestamente falso) passando per tutte le gradazioni intermedie ma sempre restando come correttamente rileva Soave sul piano degli indizi e gli indizi anche e soprattutto per lo storico che non ha l'assillo di dover emettere sentenze non sono prove ma solo indicazione di problemi.
Tuttavia non è certo in forza di quanto di inconoscibile vi è nelle due biografie o delle letture denigratorie a cui entrambe sono state sottoposte che Soave ha deciso di costruire un libro accostando le figure di Tasca e Silone. Ci= che gli preme è ripercorrere passo dopo passo il cammino attraverso il quale l'uno e l'altro dalla delusione patita nelle file comuniste û delusione non solo per il contenuto politico delle direttive del partito o per i fondamenti ideologici della dottrina ma anche per il mondo umano che va prendendo forma entro il perimetro delle organizzazioni legate alla Terza Internazionale û arrivano a delineare una nuova prospettiva ideale ed esistenziale caratterizzata da un recupero in chiave extraconfessionale e terrena dei valori cristiani che trasforma il socialismo classista e produttivista delle origini in una visione umanistica della riforma sociale.
L'attenzione dell'autore si appunta proprio sulla categoria del "socialismo religioso" sia sugli aspetti che questa concezione del rapporto tra liberazione dell'umanità e concreta realtà operaia assume nell'elaborazione di Silone e di Tasca sia sulla dimensione pi· generale europea di quel movimento di pensiero generalmente poco conosciuto in Italia (le pagine dedicate all'opera di Leonhard Ragaz "l'apostolo del socialismo cristiano in Svizzera" l'incontro con il quale Silone riconobbe come decisivo per la sua evoluzione intellettuale rappresentano quasi un piccolo saggio a sé nell'economia generale del libro). Tasca e Silone si muovono lungo questa strada con tempi e modalità diverse l'uno indipendentemente dall'altro: Soave sottolinea ripetutamente "la non coincidenza temporale delle loro scelte" (Tasca ritorna a militare nel Partito socialista mentre Silone s'immerge nell'attività letteraria e ritiene di aver definitivamente tagliato i ponti con la politica organizzata salvo assumere la rappresentanza del socialismo italiano in esilio proprio all'indomani del nuovo "tradimento" di Tasca) ma dimostra in modo convincente quanto proprio alle soglie del fatidico 1940 i loro pensieri sul "dover essere" politico e morale del momento fossero venuti a coincidere assai pi· di quanto entrambi ne avessero consapevolezza.
Il fulcro del libro è perci= rappresentato dagli anni postcomunisti nella biografia dei due "eretici" fino allo scoppio della guerra. Questo primario interesse storiografico consente a Soave anche di lasciare relativamente ai margini del discorso pi· di quanto sarebbe stato possibile in uno studio complessivo i problemi posti dagli aspetti pi· controversi delle due esistenze che nel caso di Silone appartengono per intero al periodo comunista mentre per Tasca sono legati agli anni della guerra. L'avvicinamento di entrambi a un socialismo che integri nel suo sistema la morale cristiana (Tasca) o che del cristianesimo costituisca la traduzione politica (Silone) è fuori del cono d'ombra di quelle scelte meno nitide. Semmai si potrà dire che l'aver ripreso il titolo del libro da una dichiarazione autobiografica di Tasca (fu lui a dire di sé al tempo di Vichy di non essersi tradito oltre che di non aver tradito) ha indotto Soave ad accentuare forse troppo la continuità e la coerenza nel tempo lungo di esperienze politiche e intellettuali che proprio per la loro multiformità e la loro apertura a innesti esterni non presentano un segno distintivo unico che le riassuma per intero.
Quanto all'eredità che i due hanno lasciato Soave osserva giustamente che se molti dei loro giudizi sulle distorsioni del movimento comunista o sull'opposizione tra democrazia e totalitarismo sono diventati a distanza di anni patrimonio diffuso della sinistra la proiezione dell'impegno politico in una dimensione etico-religiosa resta un'esperienza peculiare che non è entrata e forse non poteva entrare nello statuto per quanto rinnovato di una sinistra politica. E del resto non è con il metro della politica che si pu= valutare il percorso di Tasca e di Silone negli anni trenta: "intellettuali inadatti alla politica" li definisce Soave ed è un giudizio il suo che pur provenendo da uno studioso che alla politica ha dedicato buona parte di sé nelle amministrazioni locali e nel parlamento nazionale suona critico di un limite non del pensiero ma della politica.
Leonardo Rapone
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