L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Indice
Davvero denso di stimoli e sane provocazioni intellettuali questo volume, che segna il ritorno degli Annali della Fondazione Basso dopo quasi dieci anni di assenza. Il tema affrontato si presta a essere sviscerato nei modi più diversi. Da un lato, abbiamo studiosi del diritto come Fulco Lanchester, Dieter Grimm e Luigi Ferrajoli, i quali offrono al lettore un approccio tecnico e formale (ma accessibile) soprattutto al dettato della Carta dell'Unione Europea approvata a Nizza nel dicembre 2000. L'interrogativo di fondo alle loro riflessioni è se l'Europa abbia bisogno di una Costituzione e cosa la Carta di Nizza rappresenti rispetto a questo obiettivo. Dall'altro lato, abbiamo politologi che si pongono un'analoga domanda. L'Europa dei trattati è uno stato? E, se non lo è ancora, lo diventerà mai? Ed è qui che si scatena il dibattito più acceso e più avvincente. C'è chi sostiene la necessità di partire dall'individuazione e conseguente definizione di un "popolo europeo". Gian Enrico Rusconi offre validi e interessanti controargomenti all'obiezione classica mossa dall'euroscettico, quella secondo la quale senza demos a cui attribuire la sovranità non è possibile scrivere una Costituzione e, senza questa, mai potrà nascere uno stato europeo. Scrive infatti Rusconi: "Il punto non è contestare o meno l'esistenza (...) di un 'popolo europeo' concepito sulla falsariga dei popoli nazionali, ma qualificare la natura di quella entità collettiva che già esiste come insieme dei cittadini europei". Claus Offe pone però un problema reale: "Così come non esiste una lingua europea, non esiste neppure una sfera pubblica europea, che per nascere avrebbe bisogno di mezzi di comunicazione rivolti a un pubblico coincidente con tutta l'Europa, non di discorsi e negoziati tra élite distanti dal popolo". A chi di dovere l'ardua soluzione.
Danilo Breschi
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore