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Il silenzio, il buio e le colline
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Una storia semplice, essenziale, ricondotta alla sua origine necessaria e vera: ad una donna, non più giovane ma neppure anziana, di un'età quasi indefinibile, viene diagnosticata una malattia, incurabile. Il tempo diventa prezioso, ogni attimo è insostituibile ed unico. Decide: rintanarsi come un animale ferito dove nessuno la possa più rintracciare, stanare. Il male come possibilità, occasione unica per rivelare ad una vita se stessa. Trova un paesino di poche case, per lo più vuote, abitato dai sopravvissuti, come lei, in un luogo dimenticato ed impervio. Lì, tra il dolore, l'ansia e il buio, ma anche nella riscoperta di una possibile condivisione e solidarietà, tutta femminile, si dipanano i suoi giorni, si svolge la sua storia, minima e minore, ma non per questo meno degna di essere narrata, o, per lo meno, evocata.
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Pagine:
108 p.
EAN:
9788893182584
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Cristiano Cant
04 maggio 2018
Un luogo alle porte della fine, voluto, cercato, un vestibolo degli ultimi gesti, il lucido apprendistato alla morte scelto quasi "con euforia" dalla protagonista come un preludio tattile al "magico respiro del nulla". Ma anche un ritorno al frugale come salvifico rovescio di ogni gretta urbanità condannata, un primigenio dove la conta facile fra quelle anime residenti permette di abitare l'estremo delle cose in tutta la sua nuda essenza e dove i verbi, declinati in un unico modo, accrescono le difese primarie imprimendosi come un sigillo su ogni vana possibilità di fare altro: "Svegliarsi, pulirsi, riscaldarsi, nutrirsi, viversi. Tutto al riflessivo, ironia della sorte. Sopravviversi". Un corpo a corpo fra solitudine e malattia (tema dai rimandi potenti) calato in un ambiente di oblio, di selvaggio silenzio, di fruscii e di echi sinistri, e tuttavia magnifico quando gli scrigni di Gennaio aprono d'improvviso giornate di luce mirabile. Un recupero di istinti e di parole necessarie in un cielo dove una banconota neanche di gran taglio finisce per non trovare un suo cambio, tanto è ridotta al minimo ogni realtà di sopravvivenza. E tuttavia anche nel semplice abita il violento, la tara di desideri nascosti che si mostra in tutta la sua crudeltà. Si aprirà uno scenario giallo che solo al passo di commiato dal libro e da Anna, la protagonista, svelerà il suo sorprendente arcano. Bellissimi quei fiati di umana vicinanza che si aprono in alcune scene: lo stupore per l'arrivo di uno sgangheratissimo circo, una tombola condivisa con sorriso in quella scarsa compagnia, gli odori di vino o di brodo "furbo" che attraversano certe pagine: "Vita ti voglio bene, ma ogni tanto no, non tutti i giorni". Ma anche se "la morte è una sconfitta inevitabile, scontata", qui sarà proprio il suo compiersi a smaccare il male, anticipandolo e uccidendo in esso ogni volontà di azione, svuotandolo. Trovata niente affatto piccola. Scarno e intenso, duro e poetico. Bravo Luca.
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