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Rinaldo De Benedetti (1903-1996), più noto come Didimo (pseudonimo ispirato a Foscolo) e come Sagredo (pseudonimo ispirato a Galileo), è il padre del giornalismo scientifico italiano ma anche un brillante letterato, come dimostrano queste poesie che ripercorrono tutta la sua vita. La prima (Frammento) risale al 1920, poi tocca a quelle della maturità (Modi antichi, già pubblicate nel 1964 con lo pseudonimo di Sagredo da Guanda) e infine alle poesie dell'età senile, i Sonetti vespertini, appunto. La sua figura è ben delineata nell'introduzione di Piero Bianucci e dalla biografia scritta da sua figlia Anna. Alcune poesie sono brillantemente commentate dall'astrofisica Margherita Hack. Nato a Cuneo, ingegnere, De Benedetti non si era iscritto al Partito fascista, e per questo fu licenziato dalla Compagnia generale di elettricità, per cui lavorava a Milano. Si dedicò all'insegnamento e divenne collaboratore dell'Enciclopedia Treccani ma, essendo ebreo, nel 1939 dovette abbandonare anche quell'incarico. Fu accolto, e nascosto, da Aldo Garzanti, per la cui casa editrice creò le due prime piccole enciclopedie una generale e una scientifica che diedero l'avvio alle famosissime "Garzantine". Nel 1945 scrisse sul "Corriere della sera" il primo articolo rigorosamente anonimo che spiegava la bomba di Hiroshima. Continuò a scrivere articoli scientifici firmando sempre come Didimo e rimase al "Corriere" fino al 1953, quando fu costretto ad andarsene per le sue posizioni favorevoli ai sistemi anticoncezionali. Passò quindi a "La Stampa", dove creò la prima pagina scientifica in un quotidiano italiano e continuò a scrivere fino alla morte, e non solo di scienza. Divulgatore chiarissimo e raffinato letterato, è una chiara dimostrazione che non esistono "due culture". E credo che un segnale evidente sia l'aver scelto uno pseudonimo di origine letteraria per scrivere di scienze e uno di origine scientifica per scrivere poesie.
Emanuele Vinassa de Regny
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