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Mi ha molto deluso. E' evidente che la serie di Lincoln ha ormai terminato di dire qualcosa. Per quanti romanzi ancora dovremmo sorbirci i dubbi su interventi riabilitativi di Lincoln? E gli stessi colpi di scena, ormai mi sembrano tutto un gia' visto. Consigliabile solo a chi non conosce la serie (ma in tal caso molto meglio i primi). Deaver, quando ci scriverai un capolavoro come Il giardino delle bestie?.
terribile. infinito. noioso. io non mollo mai i libri a metà per principio, ma sinceramente non ne potevo più. la trama non parte mai, non ti appassiona e men che meno ti interessa sapere come andrà a finire, pessimo.è il secondo libro di Jeffery Deaver che leggo. Gli do ancora una chance poi basta. lo boccio..... a pieni voti!!!!!!
Che fatica finire questo libro!Quasi 600 pagine in cui si,succede di tutto ma senza il minimo pathos.La solita sfilza di nomi e personaggi tanto per confondere il lettore,i soliti colpi di scena per me prevedibili visto che ho letto tutto di Deaver e alla fine la solita domanda:che fine ha fatto il buon vecchio Jeffery?Anche la storia fra Lincoln e Amelia sembra trascinarsi senza entusiasmo,sembrano una coppia anziana priva di smalto.Unico momento di vera maestria letteraria il duello fra Amelia e il killer,da brivido.
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Il detective Lincoln Rhyme è pronto per una nuova indagine. A tre anni di distanza da Il filo che brucia, il protagonista di maggiore successo del maestro del legal thriller Jeffery Deaver torna ancora una volta, la decima, sulla scena del crimine.
In questo nuovo giallo dal titolo La stanza della morte la vicenda si svolge nell’arcipelago delle Bahamas dove Roberto Moreno, giovane attivista impegnato nella lotta contro lo sfruttamento dei paesi del Sudamerica e acerrimo nemico del capitalismo americano, è intento nell’organizzazione di una grande manifestazione a favore dei diritti del popolo latino-americano. È in un albergo di lusso e non fa in tempo a rilasciare la sua ultima intervista ad un cronista locale che una pallottola lo colpisce dritto al cuore e lo uccide all’istante.
È subito chiaro che ad assassinarlo è stato un killer professionista, abituato a non commettere errori e a non lasciare tracce che possano ricondurre a lui: si tratta un cecchino ingaggiato da Shreve Metzger, capo di un’agenzia organizzativa, la National Intelligence and Operations Service. Quest’ultima credeva la vittima impegnata in un attacco terroristico contro una nota compagnia petrolifera e per questo motivo, in modo preventivo, ha ucciso Moreno.
La giovane viceprocuratore distrettuale, Nance Laurel, intuisce la gravità dell’accaduto non appena si scopre che la manifestazione programmata dalla vittima aveva finalità pacifiche e prevedeva il coinvolgimento di tanti cittadini sudamericani. Laurel è decisa a portare in tribunale il mandante di questo ingiusto omicidio e così chiede l’aiuto a due validi professionisti: Lincoln Rhyme e la sua partner Amelia Sachs. Il primo vola direttamente ai Caraibi mentre la seconda indaga a New York per cercare di raccogliere quante più informazioni possibili.
Non sarà semplice lavorare al caso per nessuno dei due: ostacolati persino dalle forze armate affronteranno difficoltà insormontabili fino a trovarsi nel pericoloso percorso tracciato dal cecchino.
A render le cose ancora più complicate la presenza di un killer sadico e con una forte passione per l’alta cucina. Il torturatore uccide tutti coloro che sono a conoscenza di dettagli che potrebbero ricondurre all’assassino di Moreno. Il suo modo di cucinare è molto simile al suo modo di torturare anche perché utilizza lo stesso affilato coltello giapponese. Nel libro Deaver, da appassionato di cucina, ha inserito anche le ricette utilizzate dal killer in modo da rivelare qualcosa in più sul personaggio.
Non solo un thriller di stampo politico e dal ritmo incalzante, La stanza della morte tocca anche temi di grande attualità, primo fra tutti i metodi di indagine contro il terrorismo e i diritti di chi è indagato.
È giusto uccidere una persona senza averla prima processata? Questo è un tema scottante e soprattutto in America, oggetto di grandi dibattiti. Deaver, esperto in campo giuridico, lo affronta con un’analisi attenta e dettagliata, tracciando un quadro critico del sistema americano.
Quella dello scrittore è un’accusa feroce ad un certo meccanismo governativo che prevede l’eliminazione di un individuo anche a solo scopo preventivo, in una sua intervista leggiamo: «è accettabile aggirare la legalità ed eludere il controllo democratico nel nome della lotta al terrorismo? Magari per uccidere persone sospette, di qualsiasi nazionalità esse siano, senza alcun tipo di processo?». Una presa di posizione forte e diretta, che pone dei quesiti importanti sul rispetto dei diritti di chi viene indagato.
Altro grande aspetto di questo libro è l’importanza data al tema della tortura. Partendo dalla figura del sadico killer, Deaver fa delle considerazioni etiche su questa pratica disumana tutt’ora utilizzata negli ambienti dello spionaggio. Secondo l’autore che denuncia l’inutilità della tortura esiste un’alternativa per ottenere informazioni riservate: il data mining ovvero l'estrazione di un sapere o di una conoscenza a partire da grandi quantità di dati.
Temi forti e contemporanei quelli che incontriamo in questa storia appassionante. Numerosi sono i colpi di scena e il ritmo diventa più incalzante man mano che si arriva alla soluzione del caso. Un romanzo mozzafiato e che fa riflettere su temi etici importanti e attuali.
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