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Una scrittura limpida e potente capace di trasportare il lettore indietro nel tempo ed essenziale nel far comprendere il divario fra classi sociali e l'imponderabilità degli stati d'animo.
E’ in libreria il nuovo romanzo di Nerino Rossi, “La stanza della padrona” nel quale l’autore narra, con la consueta bravura stilistica, la storia d’amore tra un giovane di modeste origini contadine ed un’affascinante ed aristocratica signora. “La stanza della padrona” inizia con l’acquisto di Villa Isabella da parte del protagonista. Per Paride quella non è però una casa qualsiasi: ha un significato particolare perché ha un legame con le sue origini e riguarda i suoi affetti più intimi. La presa di possesso della casa dell’ex padrone di suo padre, è per lui motivo d’orgoglio: come figlio di mezzadri è riuscito a laurearsi e a raggiungere una posizione sociale di rilievo. Questa però non è l’unica ragione dell’acquisto. In quella dimora padronale il brillante avvocato ha vissuto momenti indimenticabili come amante dell’attraente padrona. Il luogo e i molti cimeli dimenticati da Isabella in soffitta, inducono Paride a ripensare a quel periodo e al rapporto avuto con quell'ambiziosa donna. Il racconto è una confessione del protagonista, liberatoria e non senza patimenti, in cui rivela come, dopo i primi occasionali incontri, i due s’innamorano e per lungo tempo sono amanti. Il loro rapporto dura però fino a quando Paride, giunto alla laurea, intraprende scelte professionali e politiche in contrapposizione con gli interessi di casa Corsini e del rango che rappresenta. A quel punto Isabella tronca il legame perché intuisce che il giovane può diventare un pericoloso antagonista sociale. La scelta dalla donna è netta: sacrifica quel suo unico e forse autentico amore, all’ambizione e al potere. Ripensando alla brusca conclusione del rapporto, il protagonista ha il dubbio che sono stati l’opportunismo e le circostanze politiche e non l’amore, ad indurre Isabella a scegliere, di volta in volta, i suoi amanti tra chi deteneva il potere. E Paride è stato spesso testimone della presenza in villa di gerarchi fasci
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