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James Arthur Baldwin, non è certo un autore che necessita di presentazioni. Nato ad Harlem, attivista per i diritti civili degli afroamericani negli Stati Uniti d'America per tutti gli anni '60 e '70, combattè strenuamente contro le discriminazioni sessuali e razziali. "La stanza di Giovanni" fu pubblicato a metà degli anni '50 e scosse le menti di un ampio pubblico di lettori, con argomenti al tempo tabù come l'omosessualità. La stanza di Giovanni assume le sembianze di un piccolo universo in cui i sentimenti non hanno colpe, in cui ognuno fa le proprie scelte e convive con le proprie paure, senza un giudice o una giuria, senza un verdetto e neppure un delitto. L'amore sarà esattamente così come dovrebbe essere, mai ragione di empietà, piuttosto di gioia, di sorrisi e di vita. E proprio in quella stanza piccola e buia, in cui David trascorrerà pochi mesi, ci vivrà in realtà una vita intera, fatta di dubbi e certezze, di acque torbide e limpidi desideri, separata dal resto del mondo, solo da un uscio, che se solo fosse riuscito a lasciar fuori anche la paura, probabilmente ora non sarebbe a guardia di uno spazio tanto vacuo. ""Amalo" disse Jacques con veemenza, "amalo e lascia che ti ami. Pensi davvero che ci sia qualcos'altro che conti sotto questo cielo?"" SEGUIMI SU INSTAGRAM: SUSSURRI_TRA_LE_PAGINE
forse alla fine sono più un 3,5 stelle: un po’ perché nella seconda parte si intuisce dove va a parare, un po’ per l’espediente narrativo del ”ora vi racconto io cosa immagino sia successo” e un po’ per il ”voglio vivere così, col sole-n fronte, nel mio paesino, mangiando spaghetti & bevendo vino rosso” (l’avrà scritto per evitare pizza & mandolino?)
Bisogna essere delicati per scrivere di questo libro. Quando ho cominciato a leggerlo mi è piaciuto molto ma più andavo avanti con la storia meno l'ho apprezzato; per carità, è una storia di fantasia ma ho detestato David che abbandona Giovanni perché non ammette la propria omosessualità, per paura del giudizio: era amore, e l'ha buttato nel cesso. E il povero Giovanni però poteva anche fuggire da Parigi e rifarsi una vita invece di prostituirsi e ritrovarsi poi in una situazione che lui stesso ha voluto. Ne consiglio la lettura comunque, ma lo rileggerei tra qualche anno, forse.
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