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recensione di Coppellotti, A., L'Indice 1998, n. 2
"Ma quando, al museo, siamo portati a meravigliarci davanti ai mirabili oggetti esposti, esemplari naturali, congegni meccanici, opere d' arte ecco che a poco a poco impariamo a provare meraviglia per l'uomo, per ciò che siamo: La reverenza che proviamo per le meravigliose creazioni della natura e del talento o dell'ingegno umani finirà per riverberarsi su noi stessi". Così nota Bruno Bettelheim in un saggio, già scritto nel 1982, in seguito a un simposio sui bambini nel museo, che Luca Basso Peressut, architetto museografo, professore di allestimento e museografia alla facoltà di architettura di Genova, chiama a introdurre questa articolata raccolta di interventi.
Lo stesso Bettelheim in un altro passo afferma: "La conoscenza razionale non genera la meraviglia".
Il tema, il rapporto fra museo e natura, in qualche modo innervato da queste affermazioni si snoda in tre parti: la prima, "Per una storia naturale della visione", scandaglia il progressivo definirsi della museografia scientifica dalle "Wunderkammern* del Cinque-Seicento fino ai musei illuministici e positivistici della fine del Settecento e tra Otto e Novecento. Nei vari saggi (Paula Findlen, Giuseppe Olmi, Jens Erik Kristensen, Lionella Scazzosi, Pere Alberch) la documentatissima disamina storiografica sembra voler seguire la dialettica museologica fra meraviglia e ragione. Le astuzie dell'una e dell'altra si confrontano dal collezionismo al museo pubblico, dal desiderio di inscatolare e possedere la meraviglia, come una lucciola in una scatola, nella ricerca di confini per una realtà ancora smisuratamente incerta, fino all'esibizione del dominio sulla natura classificata entro termini più o meno artificiali e rappresentata di conseguenza. Nella progressiva apparente vittoria della ragione si insinua, sottile, l'affezione al meraviglioso che spesso accetta il ruolo più servile di gusto per l'allestimento, per l'oggetto curioso, per l'anomalo che conferma la regola.
La seconda parte, "Progettare lo spazio", è innestata alla prima da un saggio dello stesso Basso Peressut, che segue l'evoluzione nel tempo dello spazio museale, dai "teatri" della natura cinque-seicenteschi alle attuali trasformazioni della natura in teatro di se stessa, dalla foresta al fiume, dal ghiacciaio al vulcano, contenitore e non contenuto dall'architettura del museo di cui è oggetto. Gli altri saggi di questa sezione (Bodo-Michael Baumunk, Ian Richie, Paul Chemetov, Ralph Appelbaum, Gennaro Postiglione, Hans Hollein, Heinz Tesar, Mario Federico Roggero, Alberto Breschi) sono una testimonianza diretta di museografia scientifica, che servono da prove indiziarie sulle attuali tendenze, rifuggendo dall'astrazione estetica che rende spesso muta la pubblicazione dei nuovi musei sulle riviste di architettura ma cercando piuttosto, senza coercire l'espressione dei singoli autori, di mettere in luce l'intima relazione fra impostazione museologica ed esiti architettonici, fra l'estetica del museo e la sua fisiologia, con un corredo iconografico utile alla comprensione, e cercando fra le pieghe l'espressione e le forme della meraviglia.
La terza parte, apparentemente di respiro più corto delle altre, indaga su una realtà fortemente radicata in Italia, "I musei scientifici delle università", ed è in parte ricollegabile alla natura della casa editrice e della collana che ospitano il libro. Gli interventi in essa contenuti (Giorgio Dragoni, Marco Franzini, Marco A.L. Zuffi, Monica Pedone, Enzo Burgio, Maurizio Carta) offrono un'indagine a tutto campo, dalla storia alla cronaca museografica, dall'esemplificazione di problematiche gestionali e amministrative, che serve a definire l'intricata situazione museografica italiana e i problemi stessi di identificazione del ruolo del museo, in rapporto al pubblico, alle realtà locali, alla programmazione culturale .
È un libro denso di informazioni, di storia e di attualità, di ricca bibliografia, che la convergenza di competenze e apporti diversi, la varietà dei soggetti intorno all'unità dell'argomento e soprattutto la disposizione alla meraviglia fanno godere come un arcobaleno visto da un treno in corsa.
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