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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2015
Le molte polemiche sui recenti interventi americani in Medioriente hanno riacceso se mai si fosse sopito il dibattito sulla natura, il futuro, e talvolta persino sull'effettiva utilità, delle Nazioni Unite. L'impresa irakena condotta dagli Stati Uniti e dagli "alleati volenterosi", incuranti del mancato avallo dell'Onu alla missione fino al punto da spingersi a compiere un atto "palesemente illegittimo secondo la Carta delle Nazioni Unite", così come la stessa incapacità dell'organizzazione di fronteggiare alcuni dei più violenti e sanguinosi conflitti che hanno infiammato il mondo post bipolare, hanno indotto molti osservatori a decretare lo stato di agonia dell'Onu. Posizioni queste, tanto più forti in quanto provenienti da accademici sostenitori del realismo politico, così come da consiglieri presidenziali americani neoconservatori e da esponenti del variegato mondo dell'antagonismo, ritrovatisi, pur seguendo ragionamenti ben differenti, a sostenere tesi assai simili. In questo clima di pesanti attacchi e continue discussioni sulle Nazioni Unite, un libro come quello di Polsi rappresenta una salutare boccata d'ossigeno. L'autore non intende qui intervenire nel dibattito, pur lasciando trasparire un atteggiamento certamente benevolo nei confronti dell'Onu, bensì conduce il lettore in un'articolata storia densa quanto chiara dell'organizzazione dalle origini al presente, corredata da una valida appendice di documenti e testimonianze.
Promossa dagli Stati Uniti sull'onda di un rinnovato slancio wilsoniano durante la seconda guerra mondiale, l'Onu tentava di rilanciare in veste nuova l'esperimento fallito della Società delle Nazioni, quasi a voler tracciare le linee guida di un governo mondiale. Già durante la guerra alcune importanti conferenze mondiali, come quella di Bretton Woods da cui nacquero la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, cominciarono, seppur cautamente, a gettare le basi di un nuovo organismo internazionale; nel frattempo alcune grandi potenze, segnatamente Stati Uniti, Urss e Gran Bretagna, si riunirono per redigere le bozze di quella che sarebbe stata la Carta delle Nazioni Unite. Infine, nel giugno 1945, dopo un fitto lavorio volto a eliminare i dissapori tra le grandi potenze e i piccoli paesi, le delegazioni di cinquanta stati firmarono alla conferenza di San Francisco l'atto finale per l'istituzione dell'Onu. Ben presto, tuttavia, l'organizzazione si trovò a fronteggiare la guerra fredda, l'emergenza di Berlino e la guerra di Corea e ad affrontare il difficile nodo della decolonizzazione, ma la morte di Stalin, nel 1953, portando a una revisione della politica sovietica, permise all'Onu di uscire da quell'impasse in cui era caduta negli anni precedenti. La nuova fase distensiva permise inoltre l'allargamento dell'organizzazione a numerosi nuovi stati membri e, tra le molte difficoltà, l'istituzione di una forza militare, i caschi blu, nata in occasione della crisi di Suez. Nel 1955 inoltre, a Bandung in Indonesia, un nuovo temibile protagonista si stava affacciando sulla scena internazionale: si trattava dei paesi non allineati, un insieme di stati di dimensioni generalmente ridotte, con l'esclusione ovviamente della Cina, che rifiutavano di riconoscersi (e di schierarsi) nel bipolarismo Est-Ovest, rimarcando la loro alterità. Un vero e proprio movimento, destinato a influenzare notevolmente i lavori delle Nazioni Unite per i decenni successivi, e che indubbiamente anticipò il riconoscimento di quella dicotomia Nord-Sud del mondo oggi così discussa.
Tra le molte battute d'arresto e crisi temporanee che le Nazioni Unite hanno dovuto affrontare nella loro storia, una delle più significative è certamente stata scatenata dall'aggravarsi del conflitto in Vietnam. I molti paralleli tra questa guerra e l'ultima missione americana in Iraq potrebbero infatti riguardare non solo le difficoltà che gli Stati Uniti hanno incontrato sul terreno di battaglia, bensì anche l'atteggiamento statunitense di fronte all'Onu, vista come "uno strumento inservibile". Le azioni di peace keeping delle Nazioni Unite si erano così ridotte di molto in quegli anni, mentre l'organizzazione volse gran parte del proprio impegno alla lotta contro l'apartheid e il razzismo e alla promozione di nuovi piani di sviluppo.
L'ascesa di governi conservatori in Inghilterra e America nel corso degli anni ottanta non favorì del resto il rilancio dell'Onu, le cui missioni di peace keeping acquisirono rinnovata importanza solo nel decennio successivo, a partire dalla prima guerra del Golfo e nonostante le difficoltà incontrate in Somalia, nei Balcani e in Rwanda. Difficoltà che non impediscono a Polsi di guardare all'organizzazione con un certo ottimismo: "Pur avendo le Nazioni Unite palesemente perso il baricentro attorno al quale erano state create, sono riuscite a sopravvivere agli anni più duri della guerra fredda e si sono costruite una credibilità, dimostrata dal carattere universale delle adesioni all'organizzazione".
Francesco Regalzi
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