Storia di un diplomatico. Luca Pietromarchi al Regio Ministero degli Affari Esteri (1923-1945)

Molto ben documentato, però vittima dei soliti pregiudizi (gli stranieri "rinfacciano che l'Italia non fa i conti col fascismo": ovvio, all'estero chiamano fascismo il nazismo! Del vero fascismo sanno ben poco, per es. non sanno che fu filoebraico e filosionista fino al 1938) e della retorica filotitina. I titini iniziarono la resistenza non dopo l'invasione italotedesca della Iugoslavia, ma solo dopo che Hitler attaccò l'Urss. C'erano molti civili sloveni anticomunisti, compresi intellettuali di spicco, che finirono ammazzati dai titini a sangue freddo. Gli odi interetnici e ideologici erano preesistenti all'invasione italiana. Evelyn Waugh ha raccontato che fine (poco allegra) fecero gli ebrei sotto i titini. Non è seriamente sostenibile che gl'italiani volessero eliminare gli sloveni. Dal Narodni Dom si sparò contro la folla dei manifestanti (che non l'avevano assalito) e sembra che contenesse munizioni nascoste che presero fuoco. L'Autore non dà risalto a una vera notizia bomba: Pietromarchi che scrive di Pio XII "diede ordine ai conventi di accogliere i perseguitati politici, ebrei [...]". Basta questo per zittire anni di calunnie contro quel Papa. In breve: un po' più di coraggio, di acribia e di audacia intellettuale e avrebbe scritto un libro eccellente, al di là delle baggianate degne di Rodogno, Kersevan e Sissco.