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Storie di libri perduti è un libro di scrittori. Ed è un libro per lettori al quadrato, che vi ritrovano la passione per la lettura e, insieme, la passione per il libro nella sua qualità di oggetto di vita, legato indissolubilmente all’autore. Si capisce qui, con le storie di manoscritti che non potremo mai leggere, ma di cui resta traccia, l’organicità tra la scrittura e lo scrittore.
Le storie sono quelle di Bilenchi, Byron, Gogol’, Bruno Schulz, Walter Benjamin, Hemingway, Malcom Lowry, Sylvia Plath. Entriamo nella lacuna, in ciò che non è arrivato per caso sfortunato, per decisione dei congiunti, per volontà d’autodistruzione. Van Straten allinea i fatti, si interroga, fa intervenire in soccorso le voci e le opinioni di un nutrito gruppo di amici scrittori, di esperti, ci mette a parte del suo percorso, e capeggia le spedizioni sull’orlo delle perdite.
Il romanzo perduto di Bilenchi che è passato dalle mani dell’autore stesso e poi è stato cancellato dalla faccia del pianeta, le memorie oltraggiose di Byron laddove avremmo potuto scandagliare il cuore del poeta romantico che ha condizionato epoche letterarie. Il falò di Gogol’, la valigia nera di Benjamin che fugge dai nazisti, la valigia di Hemingway con i suoi primi racconti, la grande opera di Schulz, il romanzo paradisiaco del maledetto Lowry, il romanzo autobiografico di Sylvia Plath. Sono libri che ci sono stati e non ci sono più, materiale da leggenda.
Recensione di Pier Franco Brandimarte
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