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scheda di Ghisleni, M., L'Indice 1990, n. 8
Un'introduzione all'opera di Parsons, come è quella che ci propone Hamilton in questo suo agile volume, è un'impresa al tempo stesso complessa e disperata. Nel corso della sua lunga attività, fra articoli, saggi e libri, Parsons annovera ben 160 pubblicazioni - a cui va ora aggiunta la pubblicazione di un inedito nell'"American Sociological Review", n. 3, giugno 1990. Per districarsi in quella che ironicamente Wright Mills ha definito la "Grande Teoria", Hamilton ne divide l'opera in tre fasi principali. La prima coincide con la pubblicazione nel 1937 della "Struttura dell'azione sociale". In quest'opera imponente Parsons intende promuovere una teoria volontaristica dell'azione attraverso la discussione di Durkheim e Weber in particolare. Ben più feconda di questa prima fase, è tuttavia la seconda. Il problema dell'azione viene qui visto nel contesto dei sistemi sociali. Con i concetti di "funzione", di "bisogni sistemici" e di "sistema", viene offerto un contributo determinante alla costituzione del paradigma struttural-funzionalista - che fino agli inizi degli anni sessanta costituirà la "scienza normale" in sociologia. Di questo periodo vale ricordare "Il sistema sociale" del 1951 e "Working Papers in the Theory of Action* del 1953 - in cui viene messo a punto il noto schema Agil. La terza e ultima fase è quella meno conosciuta. In essa Parsons tenta di controbattere alle montanti critiche di staticità del suo modello di società lavorando attorno a una teoria neoevoluzionista del mutamento sociale.
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