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Questo manuale sul teatro francese, scritto dalla curatrice Maria Grazia Porcelli insieme a Chiara Bongiovanni e Silvia Carandini, nella sua completezza apre spiragli ad approfondimenti, mette ordine in un periodo caotico e racconta con notevole capacità di sintesi una storia complessa, qui solo riassumibile.
Dopo esser stata la capitale del teatro letterario ed elitario dell'Occidente, Parigi diventa nell'Ottocento il centro della spettacolarità e del teatro per le masse. La Rivoluzione aveva proclamato la libertà dei teatri. Accanto alle scene ufficiali (Opéra, Comédie Française, Comédie Italienne, Opéra Comique) nascono i teatri secondari che hanno sede sui boulevards della Rive Droite. Inizia una dialettica fra teatro e spettacolo, fra teatro serio e teatro leggero che costituisce la ricchezza del teatro francese dell'Ottocento e prepara la scena del primo Novecento, caratterizzata dall'affermazione del teatro di regia e delle avanguardie.
Il secolo si apre con il mélo, dramma recitato con accompagnamento musicale che vede riversarsi nei teatri "minori" un pubblico nuovo. Il mélo fa leva sul coinvolgimento emotivo, rende gli spettatori attenti alla macchina teatrale, fa conoscere attori come Fréderic Lemaître e Marie Dorval e influisce sulla nascita del dramma romantico, il cui successo è sancito nel 1830 dalla vittoria dell'Hernani di Hugo alla Comédie Française. Negli anni della Restaurazione, di Luigi Filippo e della seconda repubblica, accanto al mélo è sempre più in voga il vaudeville, divertissement arricchito di strofette cantate su arie popolari che il genio di Eugène Scribe trasforma in commedie di successo. Ma anche nei teatri ufficiali i generi dominanti dagli anni venti fino al secondo impero sono musicali e spettacolari: il grand-opéra che privilegia l'azione e lo sfarzo dell'allestimento rispetto al "bel canto" dell'opera italiana e al balletto romantico, che nasce da una costola del grand-opéra e trova in Maria Taglioni la nuova musa. Nel ventennio del secondo impero (1851-1870) il barone Hausmann, con i suoi lavori, cambia la scena urbana parigina e provoca la morte o il trasferimento di molti vecchi teatri. Privato delle sale popolari del Boulevard du Temple, raso al suolo nel 1862, il pubblico affolla i café-théâtres e i café-chantants, la cui moda, iniziata negli anni cinquanta, era destinata a crescere vertiginosamente sino alla fine del secolo. Sorgono nuovi teatri, come il Théâtre Châtelet e il Théâtre Lyrique. Sono gli anni di Dumas fils e della sua Signora delle camelie, ma soprattutto di un genere nuovo in cui il gusto dello spettacolo ha il suo culmine, l'operetta di Offenbach.
Con la fine del secondo impero inizia la Belle Epoque e Parigi diventa la capitale dell'industria dello spettacolo e del teatro commerciale. Negli anni ottanta la capitale ha cento sale e trenta teatri modernamente attrezzati. Si sviluppa il fenomeno del divismo e trionfa Sarah Bernhardt. Gli eccessi dell'industria dello spettacolo provocano per reazione la nascita del teatro d'Arte, da una parte le iniziative di Zola e Antoine, dall'altra i simbolisti, i teatri di Paul Fort e di Lugné Poe. Ed è nell'ambito simbolista che compare la maschera dell'Ubu di Jarry. Con il nuovo secolo nascono in Francia esperienze dal carattere sperimentale che inaugurano due linee portanti del Novecento: Copeau, che con la sua pedagogia teatrale apre la grande stagione della regia in Francia, e dal 1909 la straordinaria esperienza dei Ballets Russes, la mescolanza dei generi, l'intreccio fra avanguardia e teatro. Dopo la parentesi della guerra i due filoni riappaiono: da un lato le avanguardie e il teatro laboratorio (Apollinaire, Art et Action) dall'altra i registi del Cartel, Pitoeff, Baty, Dullin, Jouvet. Siamo ormai ai sogni visionari di Artaud, che nella ricerca di un teatro puro e assoluto ci porta integralmente fuori dell'Ottocento.
Corredata da riferimenti bibliografici e da una tavola cronologica, questa intensa storia sociale e teatrale viene narrata da Porcelli nel primo e secondo capitolo (Dramma romantico, grand-opéra, vaudeville, balletto e Il teatro del secondo impero, da Carandini nel terzo capitolo (I teatri d'Arte, Avanguardie e ritorno all'ordine) e da Bongiovanni, che ha firmato il paragrafo iniziale del primo capitolo (Il teatro nel secolo del romanzo.) Un libro molto utile agli studenti di francesistica e di discipline dello spettacolo che ha il pregio di non limitarsi all'analisi dei testi, per aprire invece lo sguardo alla pratica della scena, ai luoghi, agli attori e agli spettatori, che insieme formano la vita del teatro.
Mara Fazio
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