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Teatro italiano del Novecento. Fenomenologie e strutture (1906-1976) - Roberto Tessari - copertina
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Teatro italiano del Novecento. Fenomenologie e strutture (1906-1976) - Roberto Tessari - copertina

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1996
1 gennaio 1996
224 p.
9788871662633

Voce della critica


scheda di Vindrola, A., L'Indice 1997, n. 5

Quali sono le norme che guidano la storia del teatro italiano dall'inizio del secolo? Secondo quali regole, in quale sintonia con il teatro europeo si sviluppa la scena nazionale? Ebbene, per Tessari, la "regola" - ovvero l'insieme di tendenze, istanze ideologiche, spettacoli, protagonisti e scelte drammaturgiche ed economiche - è per quasi tutto il secolo una, o meglio nessuna: perché il teatro italiano, a confronto con le esperienze internazionali, è stato dominato dalle sue carenze, che ne hanno costituito una congenita, strutturale "anomalia" tale da ripercuotersi sui soggetti teatrali - registi, attori, organizzatori - e sulle fenomenologie, ovvero su quanto il teatro mostra di sé concretamente, a cominciare dagli allestimenti. Queste carenze spaziano dall'inesistenza di scuole per la formazione di attori e tecnici alla mancanza di sedi stabili, dall'ignoranza della funzione registica al mancato sviluppo di una drammaturgia nazionale, sopravanzata dal repertorio straniero, e via di questo passo, con effetti non meno atipici. Sì che alla fine, a dispetto delle premesse poste da Tessari, il teatro italiano si sviluppa in modo originale, anche se nell'enorme fatica di combattere costantemente con una "grammatica fenomenologica irta di norme sghembe e di eccezioni lineari". Ma dalle compagnie dell'epoca giolittiana alla "rivoluzione" strutturale dell'epoca fascista, dalla faticosa ripresa del secondo dopoguerra alla nascita degli Stabili fino all'eversione teatrale degli anni della contestazione, un unico elemento sembra dettare le regole della vita scenica: ed è una logica spietata, che fa preferire oggi come nei primi anni del secolo spettacoli "di buon mestiere", che fa i conti sempre ed esclusivamente con il mercato, o peggio ancora con la logica spartizionista che governa la politica italiana. Non è un quadro allegro, quello offerto in questo manuale da Tessari, e forse in parte discutibile, perché finisce con il ridurre ogni "anomalia dell'anomalia" a pura occasionalità, a discapito di quanti hanno operato con professionismo, onestà e ingegno. Eppure gli effetti di questa sorta di anomalia "all'italiana" individuati nel saggio non paiono ancora cessati, e si ritrovano facilmente nella produzione contemporanea, senza soluzione di continuità - né capacità evolutiva di sorta - rispetto alle esperienze del primo Novecento.

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