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Teatro - Franco Branciaroli - copertina
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Teatro - Franco Branciaroli - copertina

Descrizione


Si credeva che la "decostruzione" e l'operare in suo nome sui palcoscenici o anche per terra o in acqua e ovunque fosse conforme alla volontà di straziare il teatro dialettico nato dove le pietre erano capaci di trasudare l'assurdo o il tragico dell'esistenza, fosse il re Mida che trasformasse in aura festa il teatro futuro detto, terzo, quarto, quinto, ma tutto quello che è riuscita a fare finora è stato semplicemente distruggere la reputazione e l'autorevolezza della più antica forma particolare di conoscenza riducendola alla stregua di un'operetta dal tono sinistramente amatoriale. Queste pagine concorrono alla costruzione di un'idea archeologica del teatro che appare lontana anni luce dal teatro contemporaneo ma che proprio nella sua inattualità testimonia paradossalmente la sua urgenza. Il testimoniato qui di seguito non si rivolge a teatranti che chiedono di riposarsi, si rivolge a chi non è pigro, discretamente dotato e soprattutto che abbia molto tempo a disposizione perché solo così il teatro, che per me è solo dialettico, se gli si concede tutto questo, offre in cambio molto più di quello che ci si può attendere ragionevolmente: svelare l'enigma della vita; essa è coincidenza tra soggetto e oggetto. Quello che accade sul palco non è oggetto fuori di noi, esso è dentro di noi, è noi stessi, è soggetto. Per questo il monologo che si rivolge allo spettatore è mortale, perché si esibisce come oggetto. Il palco è il tavolo e il sipario è la porta dell'armadio. Il tavolo dove si dialoga, dove si cerca la sintesi che di solito tragicamente o anche drammaticamente non si trova se non nella morte o nell'abbandono; e l'armadio racchiude il mistero di questa mancanza. Si dirà che il tavolo del teatro greco non aveva il sipario, porta dell'armadio, ciò non è vero, esso consisteva nel buio della notte che sopraggiungeva al tramonto e alla fine della tragedia. Ma con la scusa del pop il teatro odierno semplifica e fraintende, ci fa sentire separati dagli uomini nonostante cerchi invano di farsi capire. Queste pagine si tingono, magari invano, di un'urgenza inaggirabile che suggerisce come proprio nella riflessione e nella dialettica sia la chiave per abitare il mondo: scopo della mia vita: voler trasfigurare, creare, dare un senso ad ogni istante della mia esistenza da viverlo nel mondo più nobile, più alto, più bello.
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Dettagli

2025
17 novembre 2025
370 p.
9788893803748

Conosci l'autore

Franco Branciaroli

1948, Milano

"Attore italiano. Allievo della scuola del Piccolo Teatro di Milano, vive un percorso formativo caratterizzato da alcuni incontri fondamentali (da A. Trionfo e C. Bene a L. Ronconi e G. Testori), decisivi per la sua affermazione come apprezzato regista teatrale e come interprete capace di interiorizzare i personaggi fino a darne una lettura singolare e sentita. Senza rinunciare ad alcuni ruoli televisivi, debutta nel cinema con Vizi privati, pubbliche virtù (1976) di M. Jancsó, film che lega in un intreccio indissolubile pratiche sessuali e dimensione del potere, duramente perseguitato dalla censura. Dopo la collaborazione con M. Antonioni in Il mistero di Oberwald (1980), instaura un duraturo sodalizio con T. Brass, partecipando a diversi suoi film: La chiave (1983), in cui tornano a essere...

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