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Un capolavoro. Un libro magnifico che raramente s'incontra. Una scrittura particolarmente bella, 'musicale' ; una prosa avvincente dotata di sguardo profondo.
Diciamo che il tocco di penna di Powers non è esattamente come piace a me. È difficile definire 'tocco di penna' senza portare degli esempi concreti, ma ce ne sono a decine in questo tomo. È un po' il modo in cui lui rende metafore e comparazioni, per esempio; le locuzioni che sceglie e le immagini che riesce a evocare con esse: ebbene, se non a rari sprazzi (concentrati soprattutto nell'ultima parte), non hanno avuto su di me l'efficacia dei miei preferiti Roth, Steinbeck, Zweig, Nabokov, Marías, Marai, Márquez e compagnia (bella) scrivente. Ma anche scendendo dall'empireo degli Scrittori e razzolando fra gli stretti contemporanei anglofoni e anglografi, mi sarei anche accontentata di un simil semplice e raffinato Amor Towels, per dire. Va bene. Cioè no, questo è quello che non ha propriamente fatto breccia nel mio duro cuore di mangiatrice di libri che non si accontenta. Per dirla alla Stephen King, Powers non possiede la 'luccicanza'. Comunque un po' di oro in quel che non luccica l'ho trovato, e c'è anche una pars construens in questo mio bilancio: una storia vibrante di musica sopraffina. "La musica, prima di ogni altra cosa", recitava Paul Verlaine in Art poétique, ed è proprio la musica, e la personale passione per il canto in particolare, che giustifica la mia applicazione alle oltre ottocento pagine, assieme alla ricca storia in sé che ha senz'altro aiutato a supportarle. Però, il virtuosismo musicale dei fratelli Strom, la loro peculiarità etnica, nonché l'ambientazione e le topiche salienti dell'America XX° secolo, mi hanno fortemente ricordato altre letture anche recenti, sicché la sensazione del già (abbondantemente) sperimentato, masticato e digerito, ha aleggiato in gran parte del libro e questo lo ha, in parte, penalizzato.
In una sola e semplice parola: favoloso. Sotto tutti i punti di vista, dalla trama alla scrittura ai personaggi e alle loro caratterizzazioni. Se può sembrare durante la lettura un classico romanzo storico basato sulla sempre ottima idea della saga familiare ( per quanto bizzarra l'idea di mixare insieme nell'America moderna e contemporanea il filone della storia ebraica e afroamericana) il crescendo finale è un qualcosa di indimenticabile, e l'ultimo capitolo ti fa chiudere il libro essendo cosciente che poche altre volte leggerai un monumentale libro sull'America , sulla musica e sull'amore. Un libro consigliatissimo
Un romanzo impegnativo, molto ben scritto (e tradotto). I temi centrali, la segregazione razziale e la musica, sono trattati i maniera non banale, il secondo, in particolare, con linguaggio e immagini appropriati. Da leggere.
Una girandola di emozioni, sofferte e commosse che si dipanano da quel giorno di Pasqua del 1939 con un minimo comune denominatore: l’amore incondizionato per la musica. Tra picchi estremi di tenerezza e commozione, il libro che parla di Jonah, Ruth e Joey ha ancora oggi un posto nel mio cuore tra i testi più belli che io abbia mai letto. Lo consiglio.
"Romanzone" imponente , dallo stile solenne e ricercato. La sua magniloquenza può risultare a tratti eccessiva : il lettore ha l'impressione di trovarsi, spesso, di fronte ad un mero esercizio di stile. Tuttavia è una scrittura importante per le tematiche trattate ( emarginazione, segregazione razziale, amicizia , rapporti famigliari) e per il lungo viaggio , anche sentimentale, attraverso la storia statunitense . Ritengo che Powers rientri meritatamente all'interno della schiera dei grandi autori americani.
La storia di una coppia mista e dei loro tre figli si intreccia tragicamente con quella della Storia americana. Dalla fine del 1930 al 2000. Un affascinante affresco che attraversa la seconda guerra mondiale, le rivolte razziali di Harlem, l'assassinio di Kennedy e di Martin Luther King. Una lettura impegnativa e coinvolgente.
Tasti bianchi tasti neri. Differenze che confluiscono, fondendosi in un’unica melodia. Razze miste sovrapposte, intrecciate in un infelice contrappunto, tendono ad essere un’unica anima, una sola canzone. E il suo tempo, l’incedere che dura tutta una vita, e scorre, nel dolore, nell’incomprensione, nell’allontanamento. Nella folle idea di emanciparsi, da neri, in un mondo egemonizzato dai bianchi. E sullo sfondo una cultura ancora primitiva che tiene a distanza ogni cosa che appare diversa, così come deve essere. Per mantenere la supremazia. La bellezza di questo racconto, mastodontico, non può esaurirsi in un breve commento, va assaporata, pienamente pagina dopo pagina, nota dopo nota, canzone dopo canzone, per rendersi conto, in conclusione, che ogni cosa che è stata è, e continua ad essere, perché passato e futuro confluiscono nel presente, così come i bianchi e in neri si fondono nella medesima melodia, che Jonah, l’anima distante di questa storia, ha inseguito da sempre, fino a ritrovarla in una battaglia a perdere di lotte civili.
Un romanzo che forse aveva l'ambizione di essere un capolavoro letterario ma che alla fine non convince a causa delle prolissità a volte inutile e per l'argomento di fondo che non si manifesta a pieno. Sicuramente altri romanzi del genere riescono a essere più efficaci pur nella loro brevitá. Un libro che non affascina di certo, ma rappresenta comunque un buon tentativo.
Il problema di questo romanzo è che vuole essere troppe cose: grande saga familiare, analisi del problema razziale negli USA durante tutto il XX secolo, territorio di confluenza tra fisica teorica e urgenze sociali e altro ancora. La narrativa americana ci ha abituati all'esplorazione di colossali trame familiari, così come i serial TV, ma in genere occupandosi solo di quelle. Le 835 pagine del libro non bastano a contenere così tanti elementi, e alla fine se ne ricava la sensazione che l'opera sia complessivamente superiore all'insulso «Operation Wandering Soul» ma inferiore allo splendido «Gain», affresco familiare borghese ottimamente riuscito. La componente migliore resta comunque la riflessione su come chiunque si ostini su posizioni oltranziste riguardo al problema della razza, e da qualsiasi angolazione, finisca per partecipare ad una faida dalla quale non si torna indietro. L'amara riflessione conclusiva di Joey sull'assenza di differenze sostanziali tra bianchi e neri è molto chiara: «Un uomo e una donna uniti per decenni, la loro nazione, la loro razza e l'esperimento dei miei genitori li aveva divisi. Non era rimasto nessuno cui chiedere perdono» (p. 778). L'odio è più naturale dell'amore e quindi prevale nelle relazioni sociali.
Libro ponderoso, eccessivamente lungo, di lettura non facile. Le lunghe digressioni relative alla fisica pura, al significato del tempo così come le ripetute descrizioni tecniche particolareggiate di note, intonazioni, interpretazioni musicali costituiscono scogli notevoli per la pazienza del lettore. Ma in questo libro c'è molto di più, c'è la drammatica descrizione personale e universale del problema del razzismo, dell'identità legata al colore della pelle e all'educazione ricevuta da parte dei genitori, sullo sfondo dei drammatici avvenimenti che incendiarono gli Stati Uniti a partire dagli anni Trenta. E per chiunque abbia cantato anche soltanto a livello amatoriale in un coro ci sono pagine celestiali che descrivono ciò che si prova ascoltando o - meglio ancora - essendo parte di un coro che dopo un duro lavoro riesce a raggiungere un risultato d'insieme ragguardevole e a trasmetterlo, emozionandolo, a chi ascolta.. Tutto ciò commuove profondamente il lettore e lo compensa ampiamente per la pazienza sfoderata nel superare le pagine più oscure e noiose prima di rivedere la luce rappresentata dalla formidabile scrittura di Powers. Da leggere con calma e fiducia, non ve ne pentirete.
Scrivo questa recensione perchè tutte gli entusiasmi delle altre recensioni mi hanno tratto in inganno e convinta ad acquistare questo libro. Il fiilo conduttore è certamente interessante, ma Powers poteva risparmiarsi almeno 300 pagine di canzoni e descrizioni musicali che hanno appesantito a dismisura la lettura e la trama del romanzo. Peccato. per quanto mi riguarda questo libro mi ha lasciato una sensazione di noia e di pesantezza. L'ho portato a termine solo perchè non riesco a lasciare i libri senza finirli, ma ogni volta che lo prendevo in mano per leggerlo provavo una sensazione di fatica e non vedevo l'ora di finirlo per passare a qualcosa un po' più scorrevole. Il mio consiglio: leggetelo solo se siete amanti delle canzoni americane degli anni 40/50 e se vi piacciono tutte le disquisizioni su gospel ed altre amenità, nonchè i più minuziosi dettagli sulle tecniche di canto.
Non mi sento di definire questo libro un capolavoro nè di attribuirgli le 5 stelle. I lati positivi sono nello sviluppo della vicenda, fino ad un finale molto affascinante; nel disegno dei personaggi (soprattutto l'io narrante è molto vivido); nella ricostruzione storica che fa scorrere dietro il tema principale della discriminazione razziale, tutti i fatti più importanti del ventesimo secolo; in alcune pagine veramente commoventi. I lati negativi sono però una smisurata prolissità nelle descrizioni e nel numero di pagine, una grana un pò grossa della scrittura; un abuso quasi incredibile di periodi di tipo comparativo o metaforico: a volte una sola pagina contiene una quantità assurda di "come se....." (mi chiedo se il traduttore e l'editor ci abbiano fatto caso..). Il libro mi ha ricordato un pò il tipico ristorante americano di buon livello, dove l'arredo e l'eleganza sono sempre in bilico con il kitsch..! In sostanza un buon libro, che però non lascia la voglia di essere letto una seconda volta.
non un capolavoro compatto e minuzioso come "gain" e nemmeno un capolavoro sfilacciato e ca-us/su-ale come "the echo maker" ma un capolavoro mastodontico e...quantistico (quelle righe di dialogo nel pre finale sul volo di linea tra la madre (terza generazione) ed il figlioletto (quarta generazione) sono quasi più emozionanti di tutte le altre mille pagine : come la soluzione di un'equazione dopo l'avventura del calcolo-ricerca-scoperta-vita : un...significato..?). Il termine capolavoro non s'inflaziona con Powers.
Che ne penserà Richard Powers di Barack Obama? Sono mamma "bianca" di due splendidi "mezzosangue" , lontana anni luce dalle problematiche affrontate nel libro, tra l'altro recentissime. La storia è splendida,alcune pagine fanno urlare di indignazione...solo non arrivo a capire perchè tutta quella rabbia contro i genitori, colpevoli di averli fatti nascere? Perchè l'astio contro il padre di Ruth,a sua volta vittima di persecuzioni razziali, perchè non cercare di capire? Queste pagine mi sembrano irrisolte,mi pare si riavvitino su sè stesse...Però la storia è irrinunciabile, un capolavoro. Se devo muovere un altro appunto, le descrizioni musicali e liriche, troppo tecniche e particolareggiate, risultano pesanti per i non appassionati o per i non addetti ai lavori. Per la tematica e la bellezza della narrazione, lo consiglio a tutti. E' un grande esame di coscienza per il mondo.
meraviglioso
Un libro stupendo, premetto che ero favorita dall'averlo letto in vacanza per cui la mole notevole me la sono divorata a tempo record. Rimane comunque uno dei migliori libri degli ultimi anni, dove c'è veramente tutto. Un libro che aiuta a capire l'oggi partendo da lontano e che rende anche argomenti ditanti assoluamente pare del quotidiano.
D'accordo con tutti su tutta la linea. Uno dei più bei libri che mi sia capitato di leggere nell'ultimo decennio, complice anche la mia grande passione per la musica (sia il blues degli anni 20/30, sia l'opera, sia il Lied, sia l'assoluto John Dowland!). Scritto in maniera sublime (ma del resto Richard Powers non mi era autore del tutto nuovo), attraversa la storia con mano leggere eppure scavando con gli artigli nel magma delle cose accadute. Da leggere, da rileggere, da regalare, da consigliare, da far conoscere. Successivamente ho letto «Tre contadini che vanno a ballare...» mentre ora ho iniziato «Il dilemma del prigioniero». Per conoscere ancora meglio questo straordinario autore, nominato al premio Pulitzer per il suo ultimo romanzo.
Non posso che concordare con il 5/5 attribuito a questo libro dagli altri lettori. Gli argomento trattati sono molteplici e ciascuno viene affrontato con la sufficiente attenzione e profondità senza peraltro cadere nell'eccesso che, per un romanzo, risulterebbe noioso e fuori luogo. La scrittura riesce a coinvolgere e a commuovere, la vicenda offre moltissimi spunti di riflessione su temi artistici, politici, sociali e filosofici. A chi poi, come me, studia o è appassionato di canto piacerà particolarmente perchè, attraverso le vicende che riguardano la crescita artistica di Jonah si rivivono sicuramente esperienze vissute personalmente. Un libro a mio parere bellissimo fino all'ultima sorprendente conclusione. 800 pagine che si leggono come 80 !
Un vero romanzo... come non mi capitava di leggerne da tempo. Postmoderno nei contenuti: la teoria della relatività che accartoccia e dilata il tempo, che ci spinge dentro e fuori la storia; la musica che a sua volta scandisce il tempo fisico e soprattutto quello tragico degli affetti, delle relazioni che si trasformano. Vite legate indissolubilmente da un comune sentire, eppure distanti, commoventi nell'urgenza di una "comunicazione d'amore" troppo difficile, spesso fallita. Scritto benissimo, come un romanzo di altri tempi. 800 pagine che stregano, non fanno dormire di notte, sciolgono finalmente lacrime che erano già dentro di noi, cristallizzate. Pagine che strappano, lacerano e poi dolcemente leniscono, consolano. Più che commovente... struggente. La Storia, la "negritudine": tutto importante, ma solo un pretesto per scrivere un libro sulla fragilità e la grandezza dell'amore che può legare e condizionare così tragicamente una famiglia. Una famiglia "diversa" per condizione, che dalla "chiaroscurità" della pelle fa derivare un punto di vista privilegiato, in penombra, chiaroscuro appunto. E quindi personaggi immensi:sensibilità, intelligenza, poesia a go-go. Leggetelo... ma è un consiglio solo per i migliori tra voi, solo per chi già è un po' "diverso".
Lettura non leggerissima, ma splendida. Ottimamente scritto, avvincente, commuovente.
La bellezza del romanzo ripaga ampiamente il tempo necessario alla lettura di queste ottocento densissime pagine. La razza, la musica, il tempo: sono i filtri attraverso cui Powers rivisita il novecento americano, intersecando vicende private e Storia. Il contrasto e il rifiuto della diversità sono la regola nella società degli uomini. Costruire una famiglia partendo da un ebreo in fuga e da una donna di colore è una folle utopia, come lo è pensare di mescolare la tradizione classica europea col gospel o col jazz. E che dire di chi vuole conciliare la visione lineare del tempo con la fisica quantistica? Eppure è su questa ambizione che si gioca il lavoro di Powers, abilissimo narratore che corre avanti e indietro negli anni, donando ai suoi personaggi una straordinaria e dolente umanità.
Richard Powers pubblica un libro splendido; un'epopea familiare che lo conferma narratore di altissimo livello. Scrittura vagamente "old-fashioned" per un romanza indimenticabile. Assolutamente imperdibile.
Esistono dei classici moderni? Sì, e questo romanzo lo è. Uno dei pochi libri che, nel finale, mi ha fatto versare anche la lacrimuccia. Vale la pena di affrontarne le ottocento e passa pagine. E' un'epopea. Ammaliante come una bella melodia, amaro come la vita, dolce come un sogno.
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