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scheda di Bellofiore, R., L'Indice 1994, n. 9
Una delle questioni più spinose dell'analisi economica è da sempre l'integrazione della moneta. Gran parte delle impostazioni più e meno recenti sono declinate a partire dalla costruzione di un sistema di baratto, a cui al più viene sovrapposto un velo monetario, spesso del tutto inutile. Una conclusione del genere è rigorosamente chiarita per il modello walrasiano di equilibrio economico generale dalla versione intertemporale di Arrow-Debreu. Ma la difficoltà non è superata neanche dalle versioni più "keynesiane" dell'equilibrio economico generale, dalla sintesi neoclassica a Patinkin ai teorici del disequilibrio. Dove la moneta ha avuto cittadinanza è stato in un sistema economico con incertezza, e in forza principalmente di una domanda precauzionale di scorte liquide. A questi esiti ha cercato, negli ultimi trent'anni, di replicare un insieme di teorie dette del "circuito monetario", che hanno posto l'accento soprattutto sulla moneta come mezzo di finanziamento dell'attività di produzione. Si tratta di una corrente che ha qualificata rappresentanza oltralpe, soprattutto ad opera di autori come Parguez e Poulon, e che da noi è praticata nella forma più limpida e originale da Augusto Graziani. A questo filone, ma con linguaggio, logica e risultati del tutto personali, possono essere affiancati anche Bernard Schmitt e la sua scuola di Digione. Di quest'autore Stefano Figuera propone la traduzione di un agile testo, vecchio di un paio di decenni ma paradigmatico. Il lettore può così seguire la riflessione di Schmitt, dalle tesi sulla natura della moneta come attivo-passivo che monetizza la produzione, all'interpretazione della creazione-distruzione di moneta bancaria come atto istantaneo, al recupero della legge di Say, alle proposte per la costituzione di un nuovo ordine monetario internazionale. Un compito non sempre facile, perché Schmitt è autore notoriamente idiosincratico, il che rende tanto più necessaria (anche se non sempre sufficiente) la lunga introduzione del curatore.
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