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Theodor Herzl. Il Mazzini d'Israele - Luigi Compagna - copertina
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Theodor Herzl. Il Mazzini d'Israele - Luigi Compagna - copertina

Descrizione


Con l'istituzione del Congresso Sionista nel 1897 Thwxlor Herzl diede voce e forma alle molteplici anime dell'ebraismo, traghettando l'antica questione ebraica dalla sfera social-religiosa alla più appropriata dimensione giuridico-diplomatica internazionale. Egli riuscì così a imporsi all'attenzione dei grandi della terra e a far sì che dall'ottocentesca idea di nazione gli ebrei non fossero esclusi. Dando vita al "Parlamento della nazione ebraica", che avrebbe ininterrottamente presieduto fino alla morte (1904) e, quindi, attraverso sei congressi, Herzl avrebbe anticipato così la successiva fondazione dello Stato e la legittimazione del territorio sul quale Israele sarebbe poi effettivamente nato. Come già intuito all'indomani della Prima guerra mondiale da Francesco Ruf-fini, il ruolo di Herzl nel risveglio nazionale ebraico può esser paragonato a quello svolto da Giuseppe Mazzini nella storia italiana: entrambi si fecero promotori di una sfida alla realtà e al realismo dei loro tempi, entrambi seppero esprimere straordinaria dedizione alla cosiddetta politica dell'irrealtà. Prefazione di Francesco Cossiga.
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Dettagli

2010
15 giugno 2010
249 p., Brossura
9788849827460

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Eugenio A.
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Nella biografia scritta da Luigi Compagna, c'è l'ostinata ricerca delle origini risorgimentali e mazziniane nella tradizione sionista e israeliana che si rispecchiano nella figura del suo illustre "profeta" che, non a caso, si ispirava proprio al nostro Giuseppe Mazzini.

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Voce della critica

Herzl, ebreo ungherese assimilato, maturò la consapevolezza della necessità di uno stato ebraico, assistendo in Francia all'affare Dreyfus e al conseguente inasprimento dell'antisemitismo che si verificò nella società: se anche dopo l'assimilazione gli ebrei continuavano a venire perseguitati, l'unica soluzione per difendersi dall'antisemitismo era quella di creare uno stato nazionale ebraico. La novità della proposta, già avanzata precedentemente da altre figure dell'ebraismo europeo, consisteva nell'offrire un modello laico, nazionale, non religioso, e nel trasformare un dibattito interno al gruppo ebraico in una questione che coinvolgeva l'opinione pubblica internazionale. Fin dal primo Congresso sionista tenutosi a Basilea nel 1897, Herzl dovette confrontarsi, e in alcuni casi scontrarsi, con le multiformi anime dell'ebraismo europeo e con le numerose correnti del sionismo, in particolare con il sionismo culturale, sostenuto da Ahad Ha'am, che esortava a una rinascita religiosa ebraica e vedeva nella Palestina una patria spirituale, non statuale, per l'ebraismo. Herzl sottovalutò la presenza araba nella Palestina e rimase profondamente convinto che ebrei e arabi avrebbero potuto convivere in pace in un unico stato. Fece confluire questi pensieri in un romanzo intitolato Altneuland, in cui si narrava di un'utopistica società nella quale ebrei e arabi coesistevano e coabitavano in piena armonia. L'accostamento di Herzl a Mazzini, che a una prima battuta può destare sconcerto e apparire azzardato (anche se non è nuovo), viene giustificato dall'autore con il fatto che entrambi sono "politici dell'irrealtà", "profeti del divenire", che "sfidano il proprio tempo (…) senza rassegnarsi ad operare soltanto su ciò che esiste già (il cosiddetto reale) e avidi di aprire a ciò che non esiste ancora (il cosiddetto ideale)".
Elena Fallo

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