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Anno edizione: 2015
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Una rassegna ricca, puntuale e sinteticamente argomentata, che aiuta ad analizzare in una cronologia storica i vari e spesso contrastanti significati che storici e soprattutto pensatori e scienziati della politica hanno di volta in volta attribuito al concetto di totalitarismo. La lettura non è sempre facile, ma bisogna riconoscere alla fine che nemmeno il concetto lo è. Tragicamente esilarante le interpretazioni di quanti hanno sostenuto che solo un attacco dall'esterno poteva annullare l'eternità del sistema totalitario dell'URSS! Tutto corredato da rinvii alla migliore bibliografia in materia. L'opera poderosa di Hannah Arendt sulle origini del totalitarismo fa da termine di confronto con tutte le maggiori interpretazioni. Anche Traverso propone una sua interpretazione storica e politica che si legge e si intuisce nei punti decisivi di questo saggio, e che viene alla luce nel penultimo capitolo su Nazismo e Stalinismo in comparazione. E lo fa mettendo a confronto il lager nazista con il gulag sovietico, non tralasciando di riferirsi ad un pensiero di Primo Levi. I campi di sterminio rimangono una peculiarità del nazionalsocialismo, lo sterminio fine a se stesso è inesistente nei gulag. I gulag furono anche luoghi di una volontà di sviluppo forzato rivolto al progresso economico emancipatore: "per quanto entrambi odiosi e inumani questi due sistemi non possono essere assimilati". E' "questa differenza che il concetto di totalitarismo tende a occultare". Si stenta a credere, ma il professor Traverso scrive proprio così. Il gulag è stato solo un tragico errore di trascrizione dall'originale; certo con un eccesso di furore asiatico, ma per quello non bisogna chiamare in causa Lenin, basta Gengis Khan.
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