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Secondo una recente ricerca (fonte Corriere della Sera, 17 febbraio 2011), sono ottomila le sette presenti in Italia e 240 mila le vittime delle sette solo nell'anno 2010 (fonte Ansa, 16 febbraio 2011). Un fenomeno più diffuso di quanto si immagini, che non colpisce solo gli adepti, ma stravolge anche le vite dei loro familiari, che lottano per recuperarli dallo stato di sudditanza psicologica in cui sono prigionieri e farli ritornare alla vita normale. Ma cosa succede quando le vittime indirette delle sette sono invece i figli degli adepti, bambini che si trovano loro malgrado a dover subire le scelte di vita dei genitori, privi di figure di riferimento affidabili e obbligati a vivere una condizione di segretezza? È questo il tema affrontato con estrema delicatezza da Hélène Vignal nel breve romanzo autobiografico "Troppa fortuna", in libreria dal 7 marzo. Vignal racconta in prima persona, con il linguaggio di una ragazzina di dieci anni, la storia vera della propria prima adolescenza, le giornate trascorse in solitudine, senza i genitori, interamente assorbiti dalla partecipazione a una setta, e la condizione costantemente al limite tra libertà e costrizione. Nonostante la ragazzina continui ad affermare la propria fortuna di appartenere a quella realtà, coglie sempre più le contraddizioni, i silenzi, le menzogne degli adulti, fino a desiderare "un po' meno fortuna" per poter tornare a condurre una vita normale, giocare, avere l'attenzione dei genitori, relazionarsi con i coetanei. Per la prima volta Camelopardus porta in Italia questa autrice per ragazzi molto apprezzata in Francia.
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