L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Eretico. Difficile trovare un aggettivo diverso per definire questo breve testo fitto di provocazioni, dati, fatti, sogni (e utopie). Eresia che mette in discussione la vulgata, per non dire l'aureola, che circonfonde il corteggiatissimo mondo del terzo settore anno 2000: l'esercito della solidarietà e dei buoni che crea lavoro agli emarginati, ai giovani e, viste le tali e tante falle del welfare presente e futuro, meno male che i "volontari" ci sono e che chiedono sempre più spazio, perché se no bisognerebbe inventarli. Elogi tanti, inviti alla collaborazione di più, mentre la conoscenza dei problemi reali non filtra oltre le cerchie degli addetti ai lavori. Sarebbe già un passo avanti sapere, o riuscire a far sapere, che volontariato e terzo settore non sono meri sinonimi: anche solo per non tirarsi addosso le polemiche ignoranti o pretestuose di quei detrattori che "scoprono", scandalo, che dentro una certa associazione lavorano operatori retribuiti (letto su un giornale qualunquista distribuito a Torino prima delle elezioni di giugno). Ma ci sono equivoci più seri. Il pubblicista Mariano Bottaccio, curatore di Tutti al centro e autore del primo capitolo del libro, ha lavorato in progetti di intervento sociale. La sua analisi si vale dunque di informazioni di prima mano, dall'interno. E fa tintinnare, con l'indignazione del testimone, un discreto numero di campanelli d'allarme. Uno. Grandi organismi di rappresentanza, leggi Forum del terzo settore, oggi rivendicano spazi, ruoli, sgravi fiscali, trattano con i governi. In una parola, sono sempre più visibili e autorevoli. Ma delle contraddizioni interne al no profit (un universo composito che accoglie dalle piccole associazioni alle opulente fondazioni bancarie!) nessuno ha voglia di parlare: "Il dibattito è limitato ad alcuni vertici e a qualche sparuta minoranza consapevole. E, incredibile, si possono trovare dirigenti a livello locale incapaci di fare un discorso che vada oltre qualche generica affermazione sulla necessità di dare più spazio al privato sociale nel ripensare i servizi. Curiosa contraddizione per un 'settore' i cui alfieri ripetono che in esso si sperimentano forme nuove di partecipazione alla vita democratica". Due. A dispetto di tanta agiografia, nel no profit sono numerosi gli operatori demotivati, e molti i "braccianti sociali" invischiati per necessità in un mercato del lavoro di serie b, quanto mai flessibile e vessatorio dietro al paravento del "dovere" e dell'"impegno". Ancora, quasi nessuno che verifichi se ciò che è stato fatto "sulla strada" è servito davvero. Mentre gran parte dell'associazionismo sembra aver dimenticato la voglia di cambiamento sociale e la scomoda denuncia dei problemi del territorio, che un tempo costituivano "il vero tratto identitario del volontariato": molto più facile firmare appelli a favore degli immigrati, della cannabis, dei bambini sfruttati in Pakistan. Fin qui la pars destruens, documentata da cronache e dati alla mano, alla quale Bottaccio fa seguire una ben più ampia pars construens, affidata a dieci rappresentanti del terzo settore più critico, ricercatori, sindacalisti, docenti universitari e amministratori locali. Fra gli altri, il presidente dell'associazione Lunaria, Giulio Marcon, offre un quadro del no profit italiano e delle sue prospettive. Il prosindaco di Mestre Gianfranco Bettin interviene con pragmatismo sul tema scivoloso della complementarità fra ente pubblico e terzo settore. Il ricercatore Martino Mazzonis espone i risultati di un'inchiesta su 100 realtà del terzo settore "auto-organizzato". Monsignor Luigi Nervo, della Fondazione Zancan, denunciando il disagio di tanti, rilancia la gratuità del volontariato, quello vero, contro l'efficientismo e l'idealità seduta del calderone no profit.
recensioni di Godio, G. L'Indice del 1999, n. 11
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore