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Che cos'è veramente l'uguaglianza? E ve n'è poi davvero solo una? O non bisogna piuttosto cercarne la definizione all'interno delle singole situazioni e dei particolari contesti? In base aquali criteri si può stabilire se certe ineguaglianze siano o meno legittime? Ai criteri della prospettiva temporale o generazionale nella quale le ineguaglianze vengono valutate, a quelli della riduzione ad un indice unico di un sistema di ineguaglianze complesso o a quelli degli ambiti territoriali e politici di riferimento?L'analisi di questi temi si intreccia con quella delle posizioni e delle tesi degli autori che negli ultimi decenni hanno dato i contributipiù significativi alla teoria della giustizia e dell'uguaglianza: Rawls, Sen, Dworkin, Nagel, Walzer e molti altri ancora.L'autore ci offre così un punto di vista in grado di integrare la riflessione teorica sul versante della filosofia politica e quella di carattere concretamente politico-economico: dalle politiche di lotta alla povertà, alla cosiddetta «azione affermativa» nella sferadei rapporti tra generi o nei confronti di individui appartenenti a minoranze svantaggiate, al «reddito minimo garantito», alle misure di sostegno delle retribuzioni più basse, all'idea proposta di una sorta di lascito sociale e cioè di una dotazione patrimonialeuniforme che lo Stato dovrebbe garantire ad ogni giovane al raggiungimento della maggiore età.
L'impianto del lavoro vuole essere esplicitamente quello della filosofia analitica. Somaini intende pertanto "scomporre" le norme di uguaglianza in elementi più semplici e applicarle a diversi contesti spaziali e temporali. Confrontandone poi le prescrizioni "con i giudizi che ci sono intuitivamente suggeriti dal nostro senso di giustizia". La trattazione della materia more geometrico indubbiamente favorisce la chiarezza espositiva. Forse i "risultati" sarebbero potuti emergere anche attraverso argomentazioni più rapide. L'autore però preferisce esporle a partire da un'ampia panoramica su alcune rilevanti posizioni elaborate dalla riflessione politica negli ultimi decenni in tema di giustizia e di uguaglianza: dalla "massimizzazione dell'utilità" di cui discorrono le teorie welfaristiche alla "massimizzazione della ricchezza" proposta da Posner dalla nozione di "beni primari" elaborata da Rawls alle varie nozioni alternative di "valori" che si potrebbero sottoporre a norme di giustizia (risorse capacità di funzionamento libertà reali). Vengono passati in rassegna inoltre i diversi principi con i quali si è pensato di sostituire quello egualitario "puro": dal "maximin" (la migliore condizione per i più svantaggiati) al "leximin" (la massimizzazione per ogni gruppo con il vincolo di non danneggiare quelli in una condizione peggiore). Delle varie prospettive vengono diffusamente soppesati i pro e i contro procedendo attraverso obiezioni e risposte. Le conclusioni che possono apparire non del tutto commisurate alle attese si incentrano sul "carattere innaturale dell'uguaglianza" sull'impossibilità di una sua applicazione intergenerazionale e sulla debolezza reale di ogni richiamo all'egualitarismo al di là della "veste verbale".
Giovanni Borgognone
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