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L' ultima partita - J. J. Connolly - copertina
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Descrizione


Dopo dieci anni nello spaccio della roba pesante, uno dei pusher più potenti di Londra - un giovane imprenditore serio, scrupoloso e stimato nel suo ambiente - decide di uscire dal giro e ricominciare un'altra vita. Ma proprio quando sta per chiudere bottega, il boss Jimmy Price pretende da lui un ultimo importante favore: trovare la figlia scomparsa del suo vecchio amico Eddie Ryder, potente magnate dell'edilizia e divino mondano. E il nostro pusher è costretto a giocare la sua ultima partita... I sogni di una generazione divisa tra l'edonismo dei locali alla moda e la tentazione del colpo perfetto in una crime-story che è anche un affresco del lato oscuro di una città.
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Dettagli

2005
10 maggio 2005
374 p., Brossura
9788806171261

Valutazioni e recensioni

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Ceia
Recensioni: 3/5

Romanzo che parte bene, molto bene direi. La storia è questa: c'è uno spacciatore, sulla soglia dei trent'anni, che ha deciso che, una volta arrivato a compierli, trent'anni, lascierà il "lavoro" e si godrà il meritato (!!) riposo. Solo che, ovviamente, le cose non sono così semplici, perchè lui non è proprio un pesce piccolo ma neppure uno squalo, quindi, beh... insomma, il suo capo gli propone un affare: se riesce a trovare la figlia (scomparsa) di un altro buon uomo... allora sì, allora potrà ritirarsi e non rischiare, prima o poi, di finire in gattabuia. Di nuovo ovviamente, le cose si complicano... Sullo svolgimento di questa "originale" trama, mah... ci sono alcune forzature, alcune cosucce che non mi sono proprio andate giù del tutto... La prosa è piuttosto inneggiante al turpiloquio, densa di descrizioni al limite, aiutate dall'ambientazione in questo mondo stupefacente e dai personaggi tutti un po' sopra le righe. Stile che in certe parti mi ha ricordato un po' Peace, anche se poi, no, Connolly è meno attento a certi giochetti, è più "grossolano", con molta più voglia di stupire. Ecco, parlando di stile ho notato la scelta di questo autore di voler essere perfettamente in sintonia con la storia che sta raccontando, con il suo "io narrante" che, in fin dei conti, è solo uno spacciatore. Spacciatore che SI CREDE raffinato e intelligente ma che, ohibò!, non lo è poi così tanto. E allora, come aveva già fatto Ammaniti nel suo Io non ho paura, ecco che crollano i congiuntivi, ecco che la sintassi delle frasi diventa quella dei ceti sociali più bassi. Da dimenticare la schifezza che ha fatto l'Einaudi nel pubblicargli il libro... troppi davvero gli errori di ortografia. Se vi capita che ve lo troviate in casa, questo Connolly, la lettura brutta non è di certo, ma andarselo a comprare di proposito... uhm... so mica se vale i soldi. Niente di nuovo sotto il sole...

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Giovanni
Recensioni: 5/5

Bellissimo libro, ritmo travolgente e capacità descrittive ottime. Connolly ci porta in una Londra più vera che mai. e il finale non delude

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Claudio
Recensioni: 4/5

Bel libro, non sicuramente "il + bel libro degli ultimi 10 anni" ma comunque un buon noir, piuttosto realistico, nella scia di Lock Stock o Trainspotting. A tratti anche divertente, e scritto bene...vale la pena di leggerlo, senza avere aspettative esagerate.

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Recensioni

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Voce della critica

Il lato oscuro di Londra visto con gli occhi di uno dei maggiori spacciatori della città. Nell'imminenza del suo ritiro dagli affari, il pusher - un giovane rampante serio e apprezzato, riuscito a conquistarsi in breve tempo rispetto professionale e a garantirsi ammirati successi e lauti guadagni, sempre evitando le violente ritorsioni dei rivali e l'arresto, i principali rischi di impresa del settore - è coinvolto nella sua ultima partita, incastrato tra il favore richiestogli dal boss di riferimento, il ricatto di un potente magnate dell'edilizia e uno scottante carico di due milioni di pasticche di ecstasy. Il lato oscuro di Londra, raccontato con tono leggero e scanzonato da Connolly (al suo primo romanzo, in questa edizione italiana purtroppo funestata da una gran quantità di refusi), è però ben poco oscuro. Non che manchino sangue, violenza e tragedia, ingredienti indispensabili di ogni noir, alle cui regole Connolly si mantiene saldamente ancorato; manca, semmai, il buio: l'oscurità della notte, i meandri inesplorati della società, le inquietudini dell'anima. D'altra parte, a Londra, e nel resto del mondo - come ci hanno mostrato ormai in abbondanza cinema e letteratura nera -, il crimine, al di là della spicciola manovalanza, non ha più nella notte e nei quartieri off-limits delle metropoli il proprio tempo e i propri spazi. Abbandonati codici d'onore e vecchi rituali, i padroni e i comprimari dell'economia illegale al tempo della globalizzazione sfoggiano gli stessi status symbol dei nuovi ricchi della new economy e dell'alta finanza, frequentano gli stessi locali alla moda, hanno i tavoli riservati nei medesimi ristoranti; sfiorano, a volte riconosciuti a volte no, l'ufficialità del potere e degli affari, e sempre più spesso vi si mischiano.

Alessio Gagliardi

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