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Anno edizione: 2018
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Un romanzo breve, scorrevole e coinvolengente che riflette sull’importanza dei legami familiari e sulle cicatrici lasciate da eventi traumatici e improvvisi, con le quale dobbiamo imparare a convinvere. Storia di Christian Bally, amante della natura e che dai boschi non tornerà mai più e del figlio Pierre che tenta di esprimere il suo stato d'animo attraverso questo diario.
Un romanzo-verità, la storia della morte di un padre raccontata dal punto di vista del figlio. Bailly, in poco più di 100 pagine, svela un lato intimo del suo rapporto con Il genitore, interrotto prematuramente. Le circostanze misteriose della morte incuriosiscono sia l’autore che il lettore. C’è da chiedersi, poi, se sia più importante capirci qualcosa o andare avanti con la propria vita.
L’uomo dei boschi è un romanzo delicato ed intimo, un monologo interiore che assume i contorni di un dialogo tra lo scrittore e il padre, morto nei boschi dello Jura in circostanze poco chiare. Per affrontare la sua morte sceglie di raccontare la sua vita, le sue passioni, il suo lavoro, i lati del suo carattere belli e meno belli, e inevitabilmente racconta di sé ricostruendo un amore non sempre detto che lega padre e figlio. Ciò che più ho apprezzato di questo libro, oltre ad essere scritto benissimo ed essere estremamente vero, è la coralità dei temi trattati: sicuramente parla di mancanza, morte, dolore, ma anche (come suggerisce la copertina) delle proprie radici, perché per quanto ci si possa allontanare i luoghi in cui siamo cresciuti faranno parte di noi, ci riconosceremo sempre in quelle strade, in quegli odori, nelle persone che sono rimaste lì, ma soprattutto in quelle che, come il padre di Pierric Bailly, lì hanno vissuto tutta la loro vita e ora ci rimangono scolpite dentro. Copertina 5 Storia 4 Stile 5
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