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Un desiderio di rivalsa sociale e di indipendenza anima le azioni di una ragazza di Pietraperzia, paese dell'entroterra siciliano. Annuzza, la «volpicina», è la vita che tenta di correre lì dove nulla di vitale è consentito e dura.
scheda di Baggiani, A., L'Indice 1991, n. 2
La poverissima Annuzza - Sicilia 1880 - fidanzata al giovane benestante Pasquale, si fa da lui mantenere agli studi per ottenere un diploma che la riscatti socialmente. D'umore selvatico e aspro, compromesso in paese il proprio onore per la scelta che ha fatto, Annuzza compie infine l'unico gesto in grado di redimerla e, rotto sdegnosamente il fidanzamento, restituisce il denaro: quanto basta per l'esito da tragedia. Ma al tema della ribellione sociale si intreccia saldamente quello dell'orgoglio punito: "Annuzza la maestrina" (è il titolo originale del libro), emancipata, disconosce i suoi simili e, ostinatamente protesa a rivendicare il suo diritto di libertà, non comprende il rozzo amore della madre e del fidanzato. Una sorellina isolana di Madame Bovary, si direbbe: e si capisce perché questo sia, per eccesso di ambizione, un romanzo mancato. Una curiosa cesura stacca la prima parte, imperniata sulla ragazza, dalla seconda, dove è di scena Pasquale, costretto per lei alla galera e impoverito; fino alla finale ricongiunzione in nome dell'onore. Ma la tentazione verista, sia pure tra puntuali e acute ricostruzioni d'ambiente, attenua la forza polemica del personaggio femminile. Contemporaneo del più violento "Una donna" dell'Aleramo (1906) e dei libri della Deledda, il romanzo resta tuttavia un insolito, interessante documento di quel filone dimenticato, quasi protofemminista, di certa letteratura regionale attenta, agli inizi del secolo, all'esplodere dei tempi.
Un desiderio di rivalsa sociale e di indipendenza anima le azioni di una ragazza di Pietraperzia, paese dell'entroterra siciliano. Annuzza, la «volpicina», è la vita che tenta di correre lì dove nulla di vitale è consentito e dura.
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