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Nel 1928 Italo Svevo progettò di scrivere un "quarto romanzo", da lui stesso definito "una continuazione di Zeno", che pensava di intitolare Il vecchione o piuttosto, con ben più fondate ragioni, Il vegliardo. Di questo romanzo, che l'autore non riuscì a portare a termine, sono rimasti tra le carte svevianela Prefazione e quattro "capitoli" (Un contratto, Il mio ozio, Le confessioni del vegliardo e Umbertino), che non è, lecito considerare in alcun modo dei racconti autonomi da aggiungere ai numerosi altri composti da Svevo.Tanto più che essi sono incentrati sul protagonista e "io narrante" Zeno Cosini e sulle sue vicende; nelle quali, accanto a vari personaggi nuovi, - e siano almeno menzionati l'Olivi figlio, Felicita e suo fratello, il Misceli e il Bigioni, il genero Valentino, il nipote Umbertino, Carlo Speyer, Renata elo chauffeur Fortunato - ricompaiono alcune figure già note della Coscienza di Zeno, come la moglie Augusta e i figli Alfio e Antonia, e riaffiora il ricordo di Giovanni e Ada Malfenti, del cognato Guido, dell'amministratore Olivi e di Carla Gerco. È pertanto criticamente doveroso rispettare la volontà di Svevo; e poiché l'esame degli autografi attesta che egli si accinse due volte alla composizione del nuovo romanzo, che ebbe pertanto, per dirla in gergo sportivo, sue "partenze", risulta filologicamente corretto differenziare un Vegliardo "primo", costituito dalla Prefazione, da Un contratto e da Il mio ozio; e un Vegliardo "secondo", formato da Le confessioni del vegliardo eda Umbertino (cui vengono a collegarsi alcuni Frammenti e alcune Aggiunte). Come si è fatto nella presente edizione, che riproducecon la maggiore possibile esattezza gli originali manoscritti sveviani.
"La pubblicazione di questa edizione critica delle opere di Italo Svevo viene a soddisfare un'esigenza da lungo tempo sentita sia da me che dagli amici ed estimatori dell'opera di mio padre. E sono lieta che a curarla sia Bruno Maier, che oltre ad essere, a mio personale giudizio, lo studioso più accreditato di Svevo, è amico di lunga data della mia famiglia, la cui frequentazione gli ha consentito di penetrare ed assorbire lo spirito sveviano. Spero che questa edizione critica, oltre ad appagare un mio profondo desiderio, contribuisca ad una ancora più vasta conoscenza dell'arte di Italo Svevo."
Letizia Svevo Fonda Savio
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