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Mirella e Giorgia, due anziane sorelle sempre in contrasto tra loro, abitano in un quartiere periferico avvolto da uno strato di nebbia denso e lattiginoso, in una palazzina unifamiliare intrappolata tra i colossi di cemento armato venuti su con la speculazione edilizia. Costrette a chiudere il loro negozio a causa della concorrenza sleale dei nuovi megastore, prima di rassegnarsi alla noia della pensione, decidono di aprire una lavanderia a gettone. Giorgia, la minore, è nata dopo la tragica e oscura morte del fratellino, di cui porta il nome declinato al femminile. Le sono stati imposti, fin da piccola, vestiti e giochi da maschietto che l’hanno sessualmente disorientata. La maggiore, Mirella, da bambina gelosa del fratellino Giorgio, porta ancora sulle spalle l’angoscia di aver provocato la sua morte. Vedova dopo molti anni di un uomo piuttosto incolore, si riavvicina a Giuseppe – uomo collerico, maschilista e, ormai, con qualche serio problema di testa – in un amore che procede come sulle montagne russe. Infine, l’episodio della fine del piccolo Giorgio si rivela il vero motore di tutta la storia. Perché, proprio a partire da quello, si scopre che le famiglie di Mirella e Giorgio, prima unitissime, si sono separate repentinamente e dolorosamente. E allora: quale segreto nasconde la separazione delle due famiglie? Cosa nasconde la fine di Giorgio? E, soprattutto, cosa c’entra il gatto della madre di Mirella con il fratellino morto e la madre di Giuseppe? Perché Garibaldi, il cane che Giuseppe regala a Mirella, diventa alla fine il vero mattatore di questa grottesca storia e mette in mano a Giorgia l’arma di un finale aperto?
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