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Nuova linfa vitale per Luca Barbarossa,che torna sulle scene dopo 5 lunghi anni,con un lavoro figlio di incontri artistici e di nuove idee che ben si amalgamano alla storia musicale di questo eterno ragazzo,tradito solo dalla carta d'identità.Seppur assente da video e radio,Luca in questi anni non ha mai smesso di scrivere,nè di esibirsi live,ma ha solo staccato la spina da quelle esigenze di mercato,che nelle ultime sue produzioni,non erano state propriamente rispettate.Adesso che tali aspettative non sono più così pressanti,eccolo spuntare con "via delle storie infinite",titolo dell'album,ma anche del primo singolo,raro esempio di cantautorato emozionale non stucchevole,che è stato accettato anche nel faticoso mondo dell'airplay radiofonico,sempre piu'selettivo,ma alfine solito e noioso!Arrangiamenti curati dall'impronta del maestro Pennino(l'incontro sovracitato), ed impreziositi dal fior fior dei musicisti con cui tutti vorrebbero lavorare (Marangolo, Fiordiliso,Chiodo, Di Rienzo) ma che a pochi si concedono,azzerando completamente l'ausilio di artifici elettronici.Tra il ventaglio delle verità espresse emergono "Dio non è",dove l'autore denuncia falsi miti ed abitudini sbagliate che giustifichiamo da soli e che sintetizzo citando una delle frasi più vere "Dio non è nel bene e nel male,come li hai divisi tu".Le attese cariche di aspettative sono uno dei temi ricorrenti come in "aspettavamo il 2000", analizzata sconfitta di una generazione,che fa i conti col passato ma ne trae il nuovo punto di partenza continuando a crearne di nuove o come in "invece no".Anche l'amore è trattato in modi diversi,accettandolo prima in se stessi come in "Greta",o affrontandone la crisi,come nella notevole "un altro giorno" o corteggiando con la forza delle parole come in "se fa paura l'amore".Non ha nulla da invidiare questo nuovo Barbarossa a quel ragazzo che cantava la bellezza di Via Margutta negli anni 80 o l'amicizia che inganna l'amore di "l'angelo custode"nei 90,ma scrive un'altra pagina altrettanto degna di nota. Buono
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