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Recensioni Il viaggio più lungo. La cecità dell'Occidente e l'imperialismo russo nel racconto di una scrittrice ucraina

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Come abbiamo potuto lasciare che un nuovo totalitarismo prendesse piede nella complicità generale? Cosa c'è in gioco in questa guerra nel cuore dell'Europa? Un pamphlet lucido e pieno di rabbia della più importante scrittrice e intellettuale ucraina. Il 24 febbraio 2022 Oksana Zabuzko, in Polonia per promuovere il suo nuovo libro, viene informata che Kyjiv, la sua città, è sotto attacco russo. Ma la messa a punto delle teorie russe per soggiogare i Paesi confinanti risale, ci ricorda lei, ai primi anni Settanta, con un piano in quattro fasi che prevedeva la demoralizzazione, la destabilizzazione, la crisi e la normalizzazione di un popolo. Di fronte alla resistenza e al senso di appartenenza ucraini, però, Putin non ha potuto far altro che ricorrere all'invasione armata. Intrecciando la storia dell'Ucraina e della Russia, Zabuzko mostra come «la cosiddetta Rivoluzione Arancione» e «l'inverno del Majdan» non abbiano fatto altro che preparare il terreno per la guerra odierna. Sullo sfondo di un trauma collettivo, Zabuzko mescola esperienze personali a riflessioni storico-politiche dando vita a un testo emotivo, provocatorio e incandescente. «Quando nel gennaio del 2022 una testata occidentale mi ha invitata a partecipare a una discussione su come l'Ucraina non debba "irritare Putin", in modo che l'Occidente possa "dormire sonni tranquilli", ho risposto al redattore capo che per me la cosa più tragica è proprio che si possa parlare apertamente di come "la vittima possa soddisfare l'aggressore", a quasi novant'anni dai trionfi europei di Hitler - un segno del fatto che della Seconda guerra mondiale il genere umano non ha capito e imparato niente, per cui ogni discorso che non parta dal presupposto che la Russia è uno Stato terrorista e che il suo presidente è un serial killer lo trovo in ritardo di almeno otto anni e completamente privo di senso».)
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