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Dopo diversi contributi particolari, soprattutto alcune impeccabili edizioni di suoi scritti, Umberto Coldagelli corona una lunga fedeltà tocquevilliana con un'ampia biografia. Si tratta di un lavoro importante anzitutto per il taglio interpretativo proposto. Le biografie non sono molto in voga nella storiografia italiana, perché considerate un genere minore. Scegliere la biografia significa riconoscere, almeno implicitamente, l'importanza della personalità nella storia. Un discorso che, se vale per la storia generale, ha poi una sua particolare rilevanza nel caso di un pensatore come Tocqueville, perché mette in luce la necessaria connessione tra riflessione intellettuale e vicenda individuale. D'altronde, nel caso specifico, il ricchissimo epistolario dello scrittore normanno offre un'ampia materia prima per articolare compiutamente il racconto biografico.
Tocqueville è un prosatore magnifico, che combina l'acutezza dell'osservazione particolare con una non comune capacità di generalizzare. In questo spontaneo collegamento fra particolare e universale, che le sue pagine presentano con grande naturalezza, sta uno dei segreti della sua crescente fortuna. Tuttavia, tale affascinante caratteristica sollecita una tentazione cui non sempre l'interprete riesce a resistere. Così, da qualche anno, la letteratura tocquevilliana comincia a spesseggiare di eleganti centoni che combinano molte citazioni senza curarsi del contesto da cui sono tratte. Ancora peggio, sempre più frequentemente Tocqueville viene tirato in ballo al fine di corroborare le tesi più disparate. Lo si adopera, insomma, come alcuni decenni addietro si adoperava Marx. Il libro di Coldagelli si colloca saggiamente in controtendenza, stigmatizzando negativamente l'uso di Tocqueville come profeta buono a tutti gli usi. A questa impropria torsione euristica Coldagelli contrappone sobriamente la sua irrinunciabile statura di classico interprete dei problemi della democrazia e della libertà nelle società moderne.
Il profilo biografico che si disegna è accurato e analitico, ma da subito l'autore presenta al lettore le coordinate generali all'interno delle quali collocare il racconto degli avvenimenti. Le giunture essenziali della riflessione tocquevilliana sono rintracciate nel coerente svolgimento di un'intuizione giovanile, la "precoce scoperta del destino egualitario del mondo moderno". Tale intuizione verrà indagata dapprima sincronicamente, per verificare se fosse possibile la "sopravvivenza della libertà nelle società moderne" abitate dalla nuova fattispecie antropologica "dell'uomo democratico". Successivamente, a distanza di circa due decenni, lo stesso tema sarà studiato diacronicamente nel "passaggio dall'era aristocratica a quella democratica". Nascono così le due grandi opere: La democrazia in America e L'Antico regime e la Rivoluzione .
Anche sul controverso problema delle fonti del suo pensiero Coldagelli si muove con calibrata attenzione. Sul nucleo degli autori che ne influenzano la formazione, la triade Montesquieu, Pascal, Rousseau, si innestano le suggestioni derivate dai corsi di Guizot alla Sorbona. Ma sono poi le sollecitazioni delle ricerche sul campo, dal vivo in America e in archivio e in biblioteca per il libro sulla Rivoluzione francese, a garantire l'elaborazione delle intuizioni in quella compiuta architettura concettuale, aperta ma al tempo stesso coerente, che è la cifra inimitabile dell'opera di Tocqueville.
Maurizio Griffo
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