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Questo libro fa parte della cinquina scelta del Premio Galileo di divulgazione scientifica promosso dal Comune di Padova, i cui selezionatori saranno duemila studenti delle superiori di tutte le province italiane. Nato ad Ancona il 3 maggio 1860, Vito Volterra rivela fin da bambino doti intellettuali non comuni; terminati gli studi all'Istituto tecnico, si iscrive alla Facoltà di scienze dell'Università di Pisa, "ove ha sede una delle migliori scuole di matematica del regno". È ancora studente quando pubblica i primi lavori; la sua nota Sui principi del calcolo integrale diventerà "un solido punto di riferimento nello sviluppo della teoria dell'integrazione". Si laurea in fisica nel 1882 e subito dopo ottiene la cattedra di meccanica razionale all'Università di Pisa, dove rimarrà per un decennio.
Gli autori dedicano un capitolo a una delle più aspre controversie del tempo fra due grandi matematici che insegnavano all'Università di Torino, dove Volterra era approdato nel 1896. Fra Volterra e Peano si scatena una "guerra scientifica" sul problema del movimento dei poli, allora di attualità. Non è solo una questione di priorità della soluzione prospettata, che spetta senz'altro a Volterra, ma anche e soprattutto di stili di pensiero; emerge fra i due matematici una differenza di fondo "in temi di metodologia e di obiettivi". Gli autori attribuiscono un rilievo del tutto particolare ai congressi internazionali dei matematici, iniziati con quello di Zurigo del 1897; gli altri si tennero a Parigi nel 1900 e a Heildelberg nel 1904. Nel congresso di Roma del 1908, Volterra, cui è riconosciuta un'indiscussa autorevolezza scientifica, rivendica i progressi compiuti dalla matematica italiana. Qualche informazione anche sui congressi internazionali di filosofia, psicologia e storia che si svolsero nello stesso periodo, avrebbe evidenziato che ci troviamo di fronte a eventi in cui gli studiosi europei stabiliscono confronti e spesso fecondi scontri fra diversi e a volte divergenti programmi di ricerca, che hanno fatto fare un grande balzo in avanti alla cultura europea.
Nel 1900 Volterra va all'Università di Roma, dove permarrà per un trentennio, a insegnare fisica matematica e meccanica celeste; nel giorno dell'insediamento, pronuncia una prolusione di grande rilievo culturale, in cui indica le possibili nuove applicazioni della matematica nel campo dell'economia e della biologia. Egli si avvale dell'aiuto di Giovanni Vailati, che forse è più incisivo di quanto siano disposti a riconoscere gli autori, come evidenziato dal carteggio fra i due studiosi sull'argomento. "Il primo decennio del Novecento è il periodo in cui Volterra costruisce buona parte della sua fama e della sua immagine, in Italia e all'estero", affermano gli autori. Roma vuol diventare anche la capitale culturale del nuovo stato, e l'attività di Volterra è ora frenetica; nel 1905 è nominato senatore, nel 1906 è eletto presidente della Società italiana di fisica e fonda la Società italiana per il progresso scientifico, di cui valuta le potenzialità come strumento per elevare e diffondere la cultura scientifica; nel 1909 organizza il Comitato talassografico. Ma la guerra sconvolge tutti questi piani; Volterra è un convinto interventista, e sarà poi avverso a integrare gli scienziati tedeschi negli organismi scientifici internazionali. La sua attività di organizzatore non si interrompe: nel 1924 è presidente del Cnr appena fondato e dell'Accademia dei Lincei, che ritiene capace di riorganizzare la cultura italiana. Infine, il fascismo lo vede aperto oppositore; critico della riforma della scuola di Giovanni Gentile, sarà fra i dodici professori universitari a rifiutare il giuramento al regime fascista, e solo per l'intervento del re non sarà perseguitato come ebreo. Continua a lavorare con studi pionieristici di biomatematica; si spegne a Roma l'11 ottobre 1940.
Gli autori di questa biografia intellettuale di un protagonista della cultura scientifica italiana fra Otto e Novecento hanno seguito e spesso inseguito Volterra nella sua straordinaria attività scientifica e di organizzatore culturale in un periodo cruciale della storia italiana post-risorgimentale. È infatti in quegli anni che l'Italia, giunta ultima fra le nazioni europee all'unità politica, crea le istituzioni scientifiche per la formazione di un personale scientifico che sia all'altezza dei compiti di uno stato moderno, in grado di superare il gap esistente con gli altri paesi.
In particolare, gli autori scandiscono l'attività scientifica di Volterra nei tre momenti della sua carriera accademica, sullo sfondo di situazioni economiche e politiche delineate in termini sobri ed efficaci: a Pisa Volterra crea l'analisi funzionale, a Torino formula per primo una teoria generale delle equazioni integrali, a Roma affronta nuove questioni fisico-matematiche, la teoria dell'elasticità, i fenomeni ereditari, le distorsioni. E, infine, apre un capitolo nuovo, quello dell'ecologia matematica.
Mario Quaranta
Per più di mezzo secolo, il matematico Vito Volterra (1860-1940) è stato la figura più rappresentativa della scienza italiana. Angelo Guerraggio e Giovanni Paoloni ricostruiscono i suoi più importanti contributi allo sviluppo della scienza e delle sue istituzioni, in Italia e nel mondo: lo sviluppo dell'analisi funzionale, lo studio della dinamica delle popolazioni con il modello Lotka-Volterra, l'insegnamento universitario, la fondazione del CNR.Nel dopoguerra, Volterra non prova alcuna simpatia per il fascismo. Comincia così la sua emarginazione. Nel 1926 è allontanato dalle presidenze del CNR e dell'Accademia dei Lincei. Nel 1931 è uno dei pochissimi docenti universitari a rifiutare il giuramento di fedeltà al regime. Nel 1938, le leggi razziali lo colpiscono in quanto ebreo. Un grande matematico e un manager scientifico di altissimo livello, che sa rinunciare al potere per coerenza con i propri principi: l'esempio di un'Italia che ha vita difficile, ma che è pur sempre esistita.
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